Scienziato è chi la scienza fa, ma non solo. Nell’ultimo libro della ricercatrice e senatrice Elena Cattaneo c’è spazio per un credo scientifico da declinare nella vita politica e civica di tutti i giorni e per tutti. In 120 pagine, il libro edito da Raffaello Cortina Editore è una lettura critica e motivante per una società democratica ad alto valore di merito, progresso e di pace.
Potremmo leggerlo come una vera e propria “chiamata alle armi”, quella della Senatrice, farmacologa, biologa, professoressa Elena Cattaneo, in Armati di scienza, pubblicato a maggio da Raffaello Cortina Editore. Una chiamata rivolta a tutti: cittadini, studenti, scienziati, politici.
Ma non c’è una guerra da combattere. È piuttosto un prepararsi, un restare pronti, addestrarsi a far parte di una società civile e consapevole dell’importanza del conoscere, dotata dell’unica arma che può tradurre l’agire etico in un metodo rigoroso, al servizio dell’intera umanità: la scienza, appunto.
In appena 120 pagine, il modus operandi dei ricercatori diventa così un codice etico per una società evoluta e pacifica.
Nel libro, Cattaneo documenta le vicende degli ultimi anni riguardanti la politica della ricerca scientifica pubblica in Italia e le relazioni tra scienza e politica nel nostro paese, talvolta controverse. Lo descrive non solo dal punto di vista della ricercatrice, ma anche dal punto di vista della senatrice della Repubblica, sempre vigile sul rapporto quotidiano tra politica e scienza, nelle diverse declinazioni della gestione della cosa pubblica: dal sistema sanitario, all’agricoltura, e altri.
Dalle iniziali polemiche che hanno accompagnato la proposta - per molti versi innovativa - dello Human Technopole, all’analisi della demonizzazione dell’utilizzo di fitofarmaci e glifosato in agricoltura, passando da esempi di pseudoscienza e ignavia di stato, con il caso Di Bella e Stamina.
La dedica del volume a Rossella Panarese e Pietro Greco, recentemente scomparsi e colonne del giornalismo scientifico in Italia, per omaggiare il loro contributo alla cultura della scienza in Italia.
Armati di scienza si rivela come lettura attuale per riproporre l’importanza della scienza nella nostra società, e soprattutto nel suo travagliato rapporto con la politica, come visto anche nei mesi roventi della pandemia. Tutto tricolore è anche l’orgoglio amaro dell’etica eroica di Giulio Regeni, giovane ricercatore italiano in formazione dell’Università di Cambridge, barbaramente torturato nel 2016 a Il Cairo, per mano dei servizi segreti egiziani, probabilmente proprio perché anche lui voleva far valere l’etica di un ricercatore “armato di scienza”.
Tuttavia - sebbene in condizioni per fortuna molto diverse che in altri Paesi non democratici - occorre spesso far valere le ragioni della scienza per vigilare anche in Italia sul contributo che i risultati della ricerca possono portare alle nostre vite, dalla salute alla sicurezza alimentare, contro le manipolazioni politiche che abbiamo visto emergere durante la pandemia per non cedere alla superstizione e alla pseudoscienza. Tra gli esempi, Cattaneo ingaggia una polemica non certo popolare con certe posizioni italiane ed europee a favore di un potenziamento dell’agricoltura biologica, che non sembra tener conto del contributo che anche altre forme di agricoltura potrebbero portare alla difesa della biodiversità, per esempio minimizzando il consumo di suolo a favore degli ecosistemi naturali, massimizzando nel contempo la produzione primaria necessaria per i bisogni alimentari della popolazione.
Il libro, con il tono accorato e talvolta polemico che è proprio alla scienziata, riesce in effetti a trasmettere l’urgenza di un impegno maggiore dei ricercatori di raccontare, di divulgare l’esito dei propri studi, anche condividendone e discutendone pubblicamente gli obiettivi, in un rapporto franco con la politica.
L’ultimo capitolo del libro è dedicato alla pandemia di Covid-19 e alla straordinaria risposta della scienza che in soli 12 mesi ha saputo mettere a punto i vaccini contro il virus SARS-CoV-2, ma non altrettanto nelle capacità di intelligence e di tracciamento dei casi. E qui ritorna la domanda più volte reiterata dalla Cattaneo di maggiori finanziamenti alla ricerca pubblica nazionale, soprattutto in ambito biomedico, e più in generale di un maggiore impegno per estendere la campagna vaccinale ai paesi meno sviluppati, come traguardo di civiltà.
Rinnegare la scienza o indebolire il suo contributo allo sviluppo umano raggiunto nell’ultimo secolo significa anche rinnegare le opportunità di prosperità, sicurezza alimentare e stabilità economica e sociale di cui soprattutto i paesi occidentali hanno potuto beneficiare. Anche per questo motivo, per dirlo con le parole della Cattaneo, “spetta ai ragazzi non cedere alla paura di conoscere”.
Il libro è anche un ottimo esempio di comunicazione scientifica, dove il reality delle battaglie quotidiane della senatrice si intreccia con il racconto della sua ricerca di laboratorio a favore delle persone colpita dalla malattia di Huntington, a cui Elena Cattaneo ha dedicato buona parte della sua carriera.