fbpx L’evoluzione umana raccontata dai semi, anche OGM | Scienza in rete

Perché l'editing genetico fa bene alle piante. E all'uomo

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Ne I semi del futuro. Dieci lezioni di genetica delle piante, scritto dal ricercatore Michele Morgante e dalla divulgatrice scientifica Caterina Visco, vengono affrontati problemi come la natura e la sostenibilità, a cui si risponde con biotecnologie ed editing genetico. La recensione di Francesca Pescarmona.

Crediti immagine: Aaron Fernando/Unsplash

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Così piccoli e leggeri, i semi sono alla base del nostro sostentamento dagli albori dell’umanità. «Un seme è un concentrato di tecnologia. È il custode delle caratteristiche genetiche desiderate e ottenute con tante difficoltà. Chi produce, possiede o distribuisce un seme ha in mano un tesoro» afferma Michele Morgante, biotecnologo e professore ordinario di genetica all’Università di Udine dove dirige anche l’Istituto di Genomica Applicata, nel suo primo libro di divulgazione, I semi del futuro. Dieci lezioni di genetica delle piante (Il Mulino, 2020). Secondo Morgante, i semi sono vita, nascita e divenire. Il futuro, sebbene ancora ignoto, è fondato su certezze presenti. Come i semi stessi, senza cui non esiste evoluzione, di specie e di ecosistemi.

Il libro - che compie due anni ma che è ancora assolutamente attuale - è strutturato come un dialogo con la giornalista scientifica Caterina Visco. Domanda dopo domanda, si ricostruisce una realtà poco nota e a tratti demonizzata dall’opinione pubblica. Visco propone una serie di questioni, dalle più banali alle più impegnative, diventando portavoce di dubbi e incertezze popolari.

La prima considerazione che viene presentata è di natura storica. Effettivamente l’addomesticamento, in questo caso di piante ma con diretto riferimento anche all’allevamento, stabilisce gli inizi della civilizzazione e della società umana. Rientra tra le primissime tecnologie che hanno portato a un’importante evoluzione culturale della nostra specie. L’ecosistema agricolo stesso è infatti una biotecnologia. Fuorviante il nesso, radicato nei luoghi comuni, tra agricoltura e natura. Secondo l’autore, l’agricoltura è una sottile, ma evidente, negazione dell’espressione naturale della Terra. Tutti i prodotti coltivati o da allevamento che conosciamo oggi sono frutto di selezioni genetiche, con radici lontane, incroci e riproduzioni. Il concetto di naturale ha perso il suo attaccamento alle leggi spontanee, convertendosi in sfruttamento delle risorse.

Sono tutti OGM?

Proprio a metà delle lezioni viene affrontato uno degli argomenti centrali del libro. Viene spiegata, passo per passo, la distinzione tra le tecnologie di modificazione genetica operabili sui semi. Il termine OGM (Organismo Geneticamente Modificato), generico e volgarizzato dalla società, lascia una sorta di macchia indelebile; su cui tutti hanno un parere ma nessuno (o quasi) è informato realmente. Per esempio, sapevate la differenza tra trasgenesi, cisgenesi ed editing genetico?

La trasgenesi è un intervento di ingegneria genetica che trasferisce nella pianta un gene non appartenente alla specie e proveniente da una specie non incrociabile con essa. La scelta, come nei casi più noti e discussi, può ricadere su geni provenienti da batteri per conferire caratteristiche a livello agronomico (per esempio la resistenza agli erbicidi) con conseguente riduzione dell’impatto ambientale oppure per renderla resistente a insetti fitofagi.

La cisgenesi, invece, consiste nel trasferire un gene, nella sua forma nativa, proveniente dalla stessa specie o da una specie incrociabile e sessualmente compatibile. Il risultato? Un prodotto equivalente a quello che avrei potuto ottenere con incrocio tradizionale.

L'editing genetico, infine, il più popolare dei quali è CRISPR/Cas9, è tutt’altra storia. Si tratta di una “semplice” (anche se di semplice non ha nulla) correzione dei geni attraverso mutazioni senza introdurre alcun gene esterno. Quest’ultimo metodo permette di agire su caratteri complessi. Morgante si schiera con particolare favore verso questa tecnica, sicuramente meno invasiva perché non cambia il corredo genetico della specie se non in maniera simile a quanto fa la mutazione spontanea. Semplificando, una proteina taglia il DNA in un punto preciso usando una corta molecola di RNA come guida per scegliere il punto di taglio. L'editing, con la sua precisione, si rivela utile ad esempio per la formulazione di colture resistenti ad alcuni patogeni.

Il comparto vitivinicolo, che deve fare ampio ricorso alla chimica per contrastare malattie e cambiamenti climatici, otterrebbe particolare giovamento dall’utilizzo di questo tipo di intervento genetico. Il metodo del miglioramento genetico tradizionale basato su incrocio e selezione è escluso a priori in questo campo perché, mescolando i geni, si darebbe origine a una nuova varietà. Conoscendo la peculiarità e l’attenzione verso DOP e IGP dei vini italiani sarebbe impossibile utilizzare vigneti non contemplati dai disciplinari. L’editing lascerebbe immutata la varietà tranne che per la caratteristica oggetto di modificazione e quindi anche le sue caratteristiche peculiari.

Si parla di sostenibilità… ma ci si nutre di biotecnologie

Non mancano gli accenni ai risvolti positivi, sia ambientali che economici, delle biotecnologie in campo agronomico. Uno degli obiettivi prefissati dall’Unione Europea, e condivisi dal nostro Paese, è la riduzione ed eliminazione di prodotti chimici nel comparto agricolo.

A questo proposito Morgante dedica l’ultimo capitolo, la decima lezione al tema più attuale di tutti: «l’editing promette di riuscire a risolvere problemi legati alla sostenibilità». Intervenire in questo senso significa trattare caratteri complessi come la tolleranza della siccità, la produzione (che si riflette anche sull’aspetto economico) e l’ottimizzazione delle risorse.

Un aspetto particolarmente interessante è il miglioramento dell’efficienza produttiva. La crescita della popolazione mondiale si tramuta velocemente in un problema di sicurezza alimentare, sia come food security che come food safety. Non solo aumenta la popolazione ma, lo sviluppo e la ricchezza di questa, ne rende sempre più impattanti le esigenze (ne è un esempio il consumo di carne in Cina). La conseguenza è immediata ed evidente sullo sfruttamento di risorse e suoli.

Anche in questo caso, un intervento migliorativo permetterebbe di liberare terreni per riportarli allo stato naturale, senza intaccare ulteriormente gli ecosistemi naturali.

Criticità all’italiana

L’opposizione alle tecnologie genetiche nel nostro Paese è forte. A detta di Morgante, i fattori scatenanti sono principalmente due: la mancata percezione dei benefici e la distanza tra quotidianità e agricoltura. Effettivamente in campo agricolo la comunità scientifica fatica a comunicare ai consumatori i vantaggi a causa della scarsità di conoscenza e conseguente chiusura all’innovazione. Siamo tutti sempre più distanti dall’agricoltura quindi tendiamo a idealizzarla, finendo col pensare che il vecchio sia buono.

La tecnologia ha enormi potenzialità, ma necessita di una conoscenza diffusa. L’aspetto della sostenibilità, come abbiamo visto, ruota intorno alla difesa delle piante dai nemici (insetti, funghi, batteri, eventi climatici) e quindi la sua produttività è l’integrale della capacità della pianta di difendersi. Se dobbiamo invidiare qualcosa al passato sicuramente è l’apertura verso l’adozione di novità tecnologiche in campo agricolo. Che continuano con i nuovi sviluppi della genetica vegetale.

 


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