fbpx Nuovo libro CISAS: Comunicare ambiente e salute in tempi di pandemia | Scienza in rete

Comunicare ambiente e salute in tempi di pandemia: una sfida possibile

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È da poco uscito il libro Comunicare ambiente e salute. Aree inquinate e cambiamenti climatici in tempi di pandemia (Edizioni ETS, 2021), a cura di Liliana Cori, Simona Re, Fabrizio Bianchi, Luca Carra. Il libro è il primo della collana PiGreco, dedicato a Pietro Greco, scomparso lo scorso dicembre 2020, e affronta la grande tematica della comunicazione nel fronteggiare la relazione tra ambiente e salute. Il libro offre materiali e riflessioni sul piano teorico e applicazioni pratiche. Le esperienze sono maturate nel corso della realizzazione del progetto CISAS del CNR, il Centro Internazionale di Studi Avanzati su Ambiente, ecosistema e Salute umana.

Immagine: Pixbay.

Tempo di lettura: 5 mins

È di questo autunno l’uscita del nuovo libro Comunicare ambiente e salute, a cura di Liliana Cori, Simona Re, Fabrizio Bianchi e Luca Carra, con sottotitolo Aree inquinate e cambiamenti climatici in tempi di pandemia. Il libro è stato presentato lo scorso 11 ottobre al Convegno della Scuola Scienza & Società di Ischia, città natale di Pietro Greco, scomparso lo scorso dicembre, a cui è dedicata la collana PiGreco e di cui il libro è l’opera inaugurale. Convegno quest’anno dedicato ai cambiamenti del clima e del benessere, contesto in cui il libro si inserisce perfettamente, come vedremo a breve. Il libro è stato anche al centro del convegno su “Percezione e comunicazione del rischio in tempi di pandemia e infodemia”, organizzato dal Dipartimento di Economia dell’Università di Messina martedì 26 ottobre. Sarà presentato nelle prossime settimane in diverse città, si segnala in particolare il webinar del 23 novembre ore 18 a cura di Zadig Srl e Scienza in rete - Le Voci della Scienza.

cisas

Come scrivono Fabrizio Bianchi e Luca Carra nell’introduzione, intitolata Alla ricerca del tempo perduto, il libro nasce dall’esperienza del progetto di ricerca CISAS (Centro Internazionale di Studi Avanzati su Ambiente, ecosistema e Salute umana), che dal 2016 ha studiato tre aree connesse ai Siti di Interesse Nazionale (SIN) di Augusta/Priolo, Milazzo/Pace del Mela e Crotone. Riflessioni, quelle del libro, sviluppate nel convegno del 16 e 17 novembre 2020 ospitato da Scienza in rete, con molti riferimenti a quanto presentato nel primo libro del progetto CISAS, Ambiente e salute nei siti contaminati (ETS 2021, a cura di Mario Sprovieri, Liliana Cori, Fabrizio Bianchi, Fabio Cibella e Andrea De Gaetano).

Facendo seguito ai preziosi insegnamenti di Pietro Greco, il testo dà una particolare importanza all’aspetto della cittadinanza scientifica per una società democratica della conoscenza e del pieno coinvolgimento dei cittadini nell’impresa scientifica. A questo proposito, ampio spazio è dato alla partecipazione dei cittadini negli studi epidemiologici e nei percorsi comunicativi, delle mamme coinvolte in studi di coorte, e agli studenti e docenti di scuole, immersi in «cornici di struggente bellezza paesistica e naturale» contaminati da siti petrolchimici e industriali, come scrivono Bianchi e Carra.

I SIN, continuano i due curatori, «rappresentano i laboratori […] dove si può toccare con mano l’intreccio di diseguaglianze sociali e contaminazioni ambientali di vario genere, insieme ad una altrettanto vivace presa di coscienza della crisi ambientale in atto». Il tentativo, ambizioso quanto necessario, è quello di tenere insieme gran parte dei problemi ambientali che sono stati individuati con gli ormai noti Confini planetari (Planet boundaries), dagli inquinanti vari ai cambiamenti climatici, dall’uso dell’acqua alla perdita di biodiversità. Effetti questi della «Great Acceleration avviatasi con la Rivoluzione Industriale e impennatasi negli ultimi settant’anni in direzione di quella che è stata individuata come la Sesta Estinzione delle specie, e che sta già mettendo a rischio le possibilità di vita del 40% dell’umanità», come ricorda Elena Gagliasso nella postfazione.

Non sono solo gli studi dei tre siti meridionali a nutrire i capitoli, ma anche le testimonianze di uno degli eventi forse più incredibili che hanno colpito l’umanità negli ultimi due anni, la pandemia di Covid-19. Di questo argomento scrivono Paola Michelozzi e Manuela De Sario, con il capitolo La comunicazione del rischio dei cambiamenti climatici in epoca Covid-19, Guido Signorino con il capitolo sulle Determinanti socioeconomiche e stima della percezione del rischio nel Covid-19, e diffusamente anche Andrea Cerase nel capitolo Principi, aspetti etici e diritti nella comunicazione del rischio.

La pandemia, come noto, ha generato un vorticoso flusso di informazioni tra scienza e società, che non può che aver segnato permanentemente la relazioni tra ricercatori e cittadini. Con Covid-19 si è avuta la dimostrazione che la scienza non produce risultati infallibili, ma che costruisce il consenso nella continua verifica degli stessi. Gagliasso descrive con umorismo la parabola della ricerca scientifica durante la pandemia: «Dopo un iniziale ritorno tardo-positivistico alla figura taumaturgica dell’esperto-demiurgo, faro di rassicurazione e certezze, nell’après-coup di pochi mesi si passava al disincanto per la mancanza di una soluzione magica della tragedia pandemica».

Originale il capitolo dedicato a quelli che Simona Re chiama Gli asintomatici della crisi climatica, per cui nonostante la maggior parte dei cittadini siano esposti sempre di più agli impatti della crisi climatica, sembrano non manifestare preoccupazione per questo. Scrive Re, che ciò avviene non tanto per una carenza di informazioni scientifiche solide, bensì per motivi psicologici, in risposta ai quali si rende necessaria una maggiore capacità comunicativa da parte degli attori mediatici e istituzionali, che dovrebbero, per esempio, fare più attenzione alle emozioni e dare più importanza alle soluzioni piuttosto che agli impatti negativi.

Certo, serve poi che i decisori politici facciano la loro parte, ecco quindi che subentra il tema della governance che, come dicono Bianchi e Carra, deve considerare anche le «responsabilità morali e legali rispetto agli eventi e a come bisogna prepararsi per evitarli o gestirli». La scienza è cruciale anche per questo e in particolare, incalza Gagliasso nella postfazione, «non potrà non raccordarsi con l’etica, né tanto meno con la politica economica». Insomma, nell’attuale mondo complesso, la scienza non può che permeare ogni angolo della società, dal più piccolo nucleo familiare – che magari vive nei pressi di un sito contaminato – al più alto organo politico.

Riecheggia in queste righe, ancora una volta, il bisogno di cittadinanza scientifica tanto cara a Pietro Greco. E Liliana Cori, nel Capitolo Cittadini e scienza, dalla consultazione alla coproduzione ne ricorda un desiderio:

Sarebbe auspicabile e possibile la nascita di un istituto nazionale che studi in maniera interdisciplinare la comunicazione della scienza e che la metta in pratica al servizio delle istituzioni pubbliche. Un istituto che metta insieme diverse competenze profondamente interdisciplinari come quelle di storici, economisti, filosofi, comunicatori, insieme per ragionare intorno a quella componente essenziale della democrazia della conoscenza che è oggi la comunicazione della scienza.

Altri spunti sulla governance e la comunicazione del rischio si trovano nei capitoli di Luigi Pellizzoni, Daniela Marsili, Liliana Cori, Fabrizio Bianchi e, con un focus sugli aspetti antropologici, anche di Francesco Zanotelli, Mara Benadusi, Irene Falconieri, Alessandro Lutri, Andrea Filippo Ravenda. Si possono leggere ulteriori contributi anche di Guglielmo Bonaccorsi e Chiara Lorini, Gaspare Drago, Silvia Ruggieri, Annalaura Carducci, Guido Signorino. Infine, specialmente sul tema della cittadinanza scientifica e la partecipazione pubblica, il libro ospita capitoli scritti da Barbara Allen, Rosy Battaglia, Silvia Ruggieri, Gaspare Drago, Fabio Cibella e Giuseppe Cuffari.

Comunicare ambiente e salute, rafforza la convinzione della necessità di gruppi multidisciplinari per affrontare la complessità in cui siamo immersi: una condizione vitale e irrinunciabile che lega come un filo rosso tutti i capitoli e traccia una rotta dalla quale pare difficile discostarsi.


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