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Sidereus Nuncius 2.0, i messaggeri celesti per scoprire l'Universo

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Sidereus Nuncius 2.0. I messaggeri celesti della nuova astronomia (Mondadori Università, 2021) è l'ultimo libro di Patrizia Caraveo, nel quale l'astrofisica racconta gli ultimi progressi scientifici alla scoperta dell'Universo. La recensione di Giovanni Peres.

Crediti immagine: Jeremy Thomas/Unsplash

Tempo di lettura: 4 mins

Puntando per la prima volta un telescopio verso gli oggetti celesti, Galileo scoprì una realtà insospettata e così, con il suo Sidereus Nuncius fornì una visione innovativa e rivoluzionaria dell’Universo. Il piccolo, piacevole libro scritto da Patrizia Caraveo (Sidereus Nuncius 2.0, Mondadori Università 2021), vuole già nel titolo collegarsi alla rivoluzione dell’astronomia dovuta a Galileo: da diversi anni (argomenta l’autrice) è in corso una nuova rivoluzione nel mondo dell’astronomia e della scienza grazie a nuovi “messaggeri celesti”. La creazione e l’utilizzo di strumenti radicalmente innovativi, negli ultimi decenni, ha spalancato nuove “finestre” sull’Universo portando così, come aveva già fatto Galileo, alla scoperta di fenomeni e scenari precedentemente insospettati.

Anche se, occorre ammettere, l’impatto dal punto di vista filosofico e metodologico di Galileo sulla scienza fu persino più profondo, la similitudine è molto azzeccata. Il libro inizia descrivendo molto brevemente le prime rivoluzioni dell’astronomia, da Galilleo al ‘900, per poi passare agli inizi del 1900 alla classificazione spettrale delle stelle, alla scoperta dei raggi cosmici e al concepimento della relatività generale. Da qui continua un percorso storico toccando, in modo sintetico ma comprensibilissimo e accurato, i vari punti salienti che concorrono a formare il quadro attuale dell’astronomia: la scoperta dell’espansione dell’Universo, la nascita della radioastronomia, e poi dell’astronomia X, le scoperte di buchi neri, di stelle di neutroni e della radiazione di fondo cosmico, la rivelazione dei neutrini prodotti dal nucleo del Sole e via via fino a parlare della prima rilevazione di onde gravitazionali alla fine del 2016 e alla prima immagine pubblicata nel 2019 di un buco nero, quello enorme che si trova al centro di M87, una galassia gigante nell’ammasso della Vergine.

In questo percorso il libro via via racconta quali siano i nuovi messaggeri di informazione: una volta le onde radio, un’altra i neutrini, un’altra ancora Oumuamua (“il messaggero che viene da lontano” in lingua hawaiana), il primo, enigmatico e suggestivo, asteroide di sicura provenienza da un altro sistema solare e pertanto messaggero interstellare; e poi i raggi cosmici, i campioni di materiale extraterrestre e tanto altro.

Tutti questi messaggeri celesti ci hanno fatto scoprire scenari prima impensabili, fra cui la radiazione di fondo cosmico, buchi neri super-massivi nei nuclei delle galassie, migliaia di sistemi planetari e fusioni di buchi neri, per nominarne solo alcuni. Non a caso il sottotitolo del libro è “I messaggeri celesti della nuova astronomia”. Negli anni più recenti, la capacità di utilizzare insieme i vari messaggeri, così da svelare aspetti differenti e complementari dei complessi eventi astronomici dandone un quadro più ricco e completo, ha dato vita alla “astrofisica multi- messaggero”. Uno dei migliori esempi, peraltro descritto nel libro, è dato dalla scoperta, nel 2017, della prima “controparte” di una sorgente di onde gravitazionali recanti la chiara firma di una fusione di stelle di neutroni; quasi in simultanea era arrivato il segnale di un lampo gamma che aveva consentito di individuare meglio la posizione della sorgente (i rivelatori gravitazionali sono ancora molto grossolani nel determinare la direzione di provenienza del segnale), quindi era iniziata la ricerca spasmodica di segnali in altre bande da quella parte di cielo e poi, finalmente, la scoperta nella banda X, dopo alcuni giorni, della kilonova, esplosione con le caratteristiche, appunto, della fusione di due stelle di neutroni, e l’evidenza nelle righe spettrali della creazione di elementi chimici pesanti. Una serie di eventi che ha recentemente segnato il trionfo dell’astrofisica multi-messaggero.

Non mancano, poi, altri aspetti; per esempio l’autrice, correttamente non può fare a meno di notare come nell’astronomia (così come nella scienza più in generale) le donne siano spesso state costrette a ruoli secondari, se non marginali, e spesso vittime di ingiustizie: “Oltre a non essere aperte alle studentesse, le università non contemplavano nemmeno la presenza di donne tra lo staff di ricerca e di insegnamento”, scrive Caraveo a proposito del team di donne che aiutarono Pickering nella classificazione stellare fino agli inizi del ‘900, come pure “non venne ritenuta degna di dividere con loro il premio e non venne nemmeno menzionata” a proposito di Jocelyn Bell, studentessa con un ruolo fondamentale nella scoperta delle pulsar e che non venne, appunto, nemmeno menzionata, a proposito dell’assegnazione del premio Nobel a Hewish, suo professore, e a sir Martin Ryle nel 1974.

Per fortuna, aggiunge chi scrive, nel tempo le cose sembra che vadano migliorando e, per esempio, nel 2020 una donna, Andrea Ghez, ha vinto a pieno titolo il premio Nobel per i suoi studi del buco nero al centro della nostra Galassia. Patrizia Caraveo è una ricercatrice di primissimo piano che ha avuto e ha un ruolo molto importante nell’astrofisica, soprattutto in quella delle alte energie, e conosce profondamente i temi affrontati perché in molti di essi ha lavorato producendo eccellenti risultati scientifici.

Il libro è un’ottima introduzione alle varie tematiche, comprensibile ma fedele alla scienza, aggiornato fino ai giorni nostri, pur con qualche piccolo refuso comprensibile in questa prima edizione. Gli argomenti spaziano su moltissimi temi, praticamente tutti quelli d'interesse per l’astrofisica moderna. 

 


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