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IEA: accelerare sulla transizione ecologica per fare a meno del gas e del petrolio russi

L’Agenzia Internazionale dell’Energia ha elencato una serie di azioni da adottare nel breve, medio e lungo periodo per attutire e superare gli impatti negativi della guerra nel mercato dell’energia. In breve? Accelerare la transizione energetica.

Immagine Pixabay

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«Come risultato della spaventosa aggressione della Russia contro l'Ucraina, il mondo potrebbe trovarsi di fronte al suo più grande shock di approvvigionamento di petrolio da decenni, con enormi implicazioni per le nostre economie e società», ha detto il direttore esecutivo dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA) Fatih Birol. Nell’ultimo rapporto dell'Agenzia sul mercato del petrolio si mette in guardia infatti da un potenziale blocco delle esportazioni di petrolio russo di 2,5 milioni di barili al giorno a partire da aprile (un barile di petrolio sono circa 159 litri di petrolio).

Ecco perché l’IEA ha pubblicato un elenco di dieci misure da adottare nel breve periodo per ridurre il consumo di petrolio – anche russo. In breve, l’Agenzia Internazionale dell’Energia avverte che continuare a temporeggiare con il petrolio, e in generale con i combustibili fossili, non potrà che allungare i tempi della crisi. Secondo le stime dell’IEA, se il decalogo venisse attuato su larga scala, si ridurrebbe la domanda di petrolio di 2,7 milioni di barili al giorno entro quattro mesi, «equivalente alla domanda di petrolio di tutte le automobili in Cina».

Sul brevissimo termine, i governi stanno prendendo misure di riduzione dei prezzi dei carburanti alla pompa che però non vanno a risolvere davvero le tensioni più massicce che colpiscono il mercato. Più in generale, sembra essere diffusa la convinzione che rallentare la transizione energetica, ipotizzando anche un’eventuale riapertura di impianti a carbone, attenui i costi della crisi. Non è così. Come scrive il documento, serve invece una riduzione sistematica tanto dell’offerta quanto della domanda di petrolio, attraverso un rapido aumento delle energie rinnovabili e a un contestuale risparmio energetico.

A ulteriore conferma della necessità di abbandonare il petrolio, l’IEA ricorda che anche prima dell'invasione della Russia, le riserve si stavano esaurendo rapidamente: «alla fine di gennaio, le scorte nelle economie avanzate erano 335 milioni di barili sotto la loro media quinquennale e ai minimi di otto anni».

Ecco di seguito i dieci punti che dovrebbero essere implementati «dove fattibili e culturalmente accettabili», quindi quantomeno nelle economie avanzate (che sono quelle più energivore e inquinanti). Viene usata l’unità di misura delle migliaia di barili di petrolio al giorno (kb/d) per indicare la stima di risparmio a breve termine.

  1. Ridurre i limiti di velocità sulle autostrade di almeno 10 km/h: risparmio di circa 290 kb/d dalle auto e 140 kb/d dai camion
  2. Lavorare da casa fino a tre giorni a settimana: un giorno alla settimana risparmia circa 170 kb/d, tre giorni risparmierebbero circa 500 kb/d
  3. Domeniche senz'auto nelle città: ogni domenica si risparmierebbero circa 380 kb/d
  4. Rendere più economico l'uso del trasporto pubblico e incentivare la micromobilità, gli spostamenti a piedi e in bicicletta: risparmio di circa 330 kb/d
  5. Alternare l'accesso dell'auto privata alle strade delle grandi città: risparmio di circa 210 kb/d
  6. Aumentare il car sharing e adottare pratiche per ridurre il consumo di carburante: risparmio di circa 470 kb/g
  7. Promuovere una guida efficiente per i camion da trasporto e la consegna delle merci: risparmio di circa 320 kb/d
  8. Usare treni ad alta velocità e notturni invece di aerei, dove possibile: risparmio di circa 40 kb/d
  9. Evitare i viaggi aerei d'affari quando esistono opzioni alternative: risparmio di circa 260 kb/d
  10. Rafforzare l'adozione di veicoli elettrici e più efficienti: risparmio di circa 100 kb/d.

Nel grafico seguente, l’IEA mostra come la somma di tutti questi piccoli contributi può portare una riduzione significativa della domanda di petrolio.

transizione energetica iea

IEA, Oil demand reductions in advanced economies within four months in the 10-Point Plan

Qua ci sono i dati su quanto dei loro combustibili fossili (carbone, petrolio e gas) i paesi europei e dell’OCSE importano dalla Russia.

In ogni caso, sul lungo periodo si deve andare a modificare anche l’offerta energetica, oltre che ridurre la domanda sostanzialmente attraverso il cambiamento delle abitudini quotidiane delle persone. La transizione verso energie pulite deve essere condotta difatti in modo che la domanda di petrolio nelle economie avanzate nel 2030 sia più di 15 milioni di barili al giorno in meno rispetto al 2021. Ecco quindi che l’IEA elenca altre cinque misure da prendere adesso, che avranno impatti probabilmente entro due o tre anni e sicuramente nel lungo periodo.

  1. Seguire le indicazioni dello scenario IEA Net Zero by 2050 (ne abbiamo già parlato qui) e aumentare la produzione e vendita di auto elettriche per arrivare a 28 milioni nel 2030, e accrescere anche il numero di autobus e camion alimentati a elettricità
  2. Bloccare la produzione e vendita di SUV e aumentare gli standard di risparmio di carburante per tutti i veicoli stradali, compresi i camion anche tramite appositi dispositivi aerodinamici installati nella parte posteriore dei rimorchi
  3. Aumentare l'offerta di combustibili alternativi, come l'uso dell'olio da cucina usato e del grasso animale per la produzione di biodiesel, e accrescere la spesa in ricerca e sviluppo per migliorare la resa dei carburanti sintetici
  4. Accelerare la sostituzione delle vecchie caldaie con pompe di calore e fonti rinnovabili
  5. Migliorare le infrastrutture e la gestione per la raccolta, il riutilizzo e il riciclaggio dei rifiuti di plastica su larga scala in modo da ridurre notevolmente il consumo di petrolio; i tassi di raccolta possono essere aumentati dell’1% l’anno circa nelle economie avanzate nei prossimi anni.

Un ulteriore elenco degno di nota stilato dall’Agenzia Internazionale dell’Energia è quello relativo alle misure che dovrebbe prendere l’Europa per liberarci dal gas russo, come avevamo già scritto su Scienza in rete. Nel 2021, l'Unione Europea ha importato 155 miliardi di metri cubi di gas dalla Russia, cioè circa il 45% di tutte le nostre importazioni di gas nel 2021 e quasi il 40% del nostro consumo totale.

Ecco i dieci punti (qui l’infografica):

  1. Non firmare nuovi contratti di fornitura di gas con la Russia, per una maggiore diversificazione delle forniture
  2. Sostituire le forniture russe con gas proveniente da altre fonti
  3. Introdurre obblighi minimi di stoccaggio del gas, per aumentare la resilienza del sistema del gas entro il prossimo inverno
  4. Accelerare la diffusione di nuovi impianti eolici e solari, per ridurre l'uso del gas di 6 miliardi di metri cubi entro un anno
  5. Massimizzare la generazione esistente di energia da bioenergia e nucleare, per ridurre l'uso del gas di 13 miliardi di metri cubi entro un anno
  6. Adottare misure fiscali a breve termine sugli extraprofitti per proteggere i consumatori dai prezzi elevati
  7. Accelerare la sostituzione delle caldaie a gas con pompe di calore, per ridurre l'uso del gas di 2 miliardi di metri cubi entro un anno
  8. Aumentare l'efficienza energetica negli edifici e nell'industria, per ridurre l'uso del gas di quasi 2 miliardi di metri cubi entro un anno
  9. Incoraggiare una riduzione temporanea del termostato di 1 °C da parte dei consumatori, per ridurre l'uso di gas di circa 10 miliardi di metri cubi entro un anno
  10. Aumentare gli sforzi per diversificare e decarbonizzare le fonti di flessibilità energetica in genere.

Insomma, rispondere ai danni del conflitto in Ucraina con misure di conservazione dello status quo sarebbe un errore, sia perché non sarebbero efficaci nel breve termine ma anche perché produrrebbero effetti catastrofici nel prossimo futuro. D’altra parte, se avessimo per tempo diversificato le fonti energetiche e avviato la transizione ecologica ben prima, oggi probabilmente non staremo a porci il problema di come sostituire i combustibili fossili russi, il cui acquisto, per altro, contribuisce a finanziare la guerra di Putin.

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