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NFT: l’opera d’arte nell’epoca della sua immaterialità

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Beeple (b. 1981). EVERYDAYS: THE FIRST 5000 DAYS (Christie's)

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A Firenze, a Palazzo Strozzi, dal 18 maggio al 31 luglio è possibile visitare la mostra "Let’s Get Digital! - NFT e nuove realtà dell’arte digitale". La mostra immerge il visitatore nella rivoluzione dell’arte degli NFT e delle nuove frontiere fra reale e digitale.  L’NFT, acronimo di Non-Fungible Token, è un certificato di autenticità digitale, che attesta le caratteristiche, l’originalità e la proprietà di un bene materiale o digitale. Si tratta di uno strumento utile per tracciare la proprietà di file digitali. L’oggetto certificato dall’NFTè originale e non interscambiabile. Il tutto è censito su registri crittografati basati sulla tecnologia blockchain e per acquistare un NFT è necessario avere un portafoglio digitale di criptovalute, compatibile con la blockchain su cui viene creato l’NFT.

«Let’s Get Digital si pone l’obiettivo di avvicinare il grande pubblico a opere e temi che stanno trasformando in maniera radicale il nostro rapporto con l’arte, e con il mondo digitale nel suo complesso», afferma Arturo Galansino, curatore della mostra e direttore generale della Fondazione Palazzo Strozzi. La mostra affronta un tema non ancora storicizzato e dunque manca la distanza storica e l’impalcatura critica che di solito plasmano la realizzazione di un’esposizione.

«Con questa mostra abbiamo fatto una selezione minima, sono sei artisti, e ciascuno ha uno spazio ampio e dedicato», racconta Serena Tabacchi, curatrice della mostra e direttrice del Museo d’arte digitale contemporanea (MoCDA), «per dare tempo allo spettatore di riflettere ed entrare in connessione con quello che sta vedendo». Le opere sono state selezionate in base all’utilizzo creativo della tecnologia e sono rappresentative del movimento della Criptoarte. «Il nostro obiettivo era dare degli strumenti e un vocabolario che potessero essere utili per navigare nel mare magnum dell’arte digitale», spiega Tabacchi.

Il movimento della Criptoarte ha dato un nuovo valore artistico e di mercato all’arte digitale, cioè alle opere realizzate o presentate con tecnologie digitali. I primi esempi di arte digitale risalgono agli anni Sessanta e nel tempo questa si è evoluta con lo sviluppo della tecnologia e di software dedicati proprio alla realizzazione e alla fruizione di opere d’arte.

La Criptoarte vede la creazione di opere d’arte digitali legate alla tecnologia blockchain, che è arrivata nel mondo dell’arte nel 2017. La blockchain è un registro pubblico di dati che tiene traccia degli scambi di proprietà digitali fra soggetti diversi. Si tratta di un registro condiviso e immutabile, nel senso che può essere solo esteso e non si possono modificare o eliminare i blocchi già presenti. Nel registro, le informazioni vengono raggruppate in blocchi concatenati in ordine cronologico e suddivise in archivi decentralizzati.

Questa tecnologia è nata, in realtà, in ambito finanziario. La blockchain, infatti, fu introdotta per la prima volta nel 2008 da un anonimo inventore, o gruppo di inventori, noto con lo pseudonimo Satoshi Nakamoto, ed era la struttura informatica alla base della criptovaluta Bitcoin. «Si tratta di una tecnologia altamente performativa», spiega Tabacchi, «e può fare numerose operazioni di calcolo in tempo molto rapido, tenendone tracciabilità in modo immutabile, e questi sono elementi ottimi per quanto riguarda l’aspetto finanziario».

Questa tecnologia, poi, ha avuto anche impieghi diversi da quello finanziario e l’arte è stata uno dei principali settori in cui ha preso piede, ma non è l’unico. Fra i vari ambiti, la tecnologia blockchain ha un ruolo importante anche nel gaming, nelle compravendite nei metaversi e nell’agricoltura. Per esempio, nell’agricoltura, la blockchain può essere usata per monitorare i vari passaggi in una filiera alimentare oppure per implementare nuovi sistemi digitali nell’agricoltura di precisione.

«L’arte è stato uno dei settori principali in cui la blockchain ha acquisito importanza», spiega Tabacchi e prosegue, «l’arte non è un qualcosa di necessario per la vita, ma è considerata culturalmente accattivante dalla società in cui viviamo e viene compresa dalla maggior parte delle persone. Negli ultimi anni, artisti con capacità creative spiccate e conoscenze tecniche di livello hanno iniziato a sperimentare nuove forme d’arte digitale e, a mio avviso, per tutti questi motivi l’arte è il contesto che ha riscosso maggiore successo».

Ci sono poi aspetti economici e finanziari che hanno plasmato questo processo. «L’arte ha un valore artistico e concettuale di per sé e quando si è unita a un qualcosa di altamente performativo a livello finanziario si sono create varie bolle di speculazione legate agli NFT», spiega Tabacchi. Di conseguenza, si è acceso un forte interesse mediatico e finanziario. Complessivamente, nel 2021 il mercato degli NFT è cresciuto del 61%. Uno degli eventi più significativi si è verificato nel marzo del 2021 quando, a un’asta di Christie's, l’opera d’arte NFT Everyday: The First 5000 Days di Mike Winkelmann, in arte Beeple, è stata venduta a 69,3 miliardi di dollari.«In questo momento, in realtà, stiamo assistendo a una fase di decrescita che corrisponde a un riassestamento di valori», spiega Tabacchi, «in altre parole, la circolazione di volumi di capitali si sta assestando e ci sono fattori esterni che la influenzano, come per esempio la pandemia».

Questo nuovo strumento tecnologico ha portato, inizialmente, a una maggiore indipendenza degli artisti dal sistema tradizionale. Alcuni artisti hanno iniziato ad auto-pubblicare le proprie opere come NFT e a non sottostare alle regole del mercato dell’arte tradizionale, staccandosi dalle gallerie. Inoltre, tramite i social media gli artisti hanno creato la loro comunità, diventando anche imprenditori di se stessi. «In questo modo, il guadagno di un artista poteva crescere ampiamente», spiega Tabacchi, «ma doveva anche gestire da solo tutti gli aspetti di comunicazione e marketing che di solito segue una galleria. Poi le cose sono cambiate.», prosegue Tabacchi. «Negli ultimi tre anni e soprattutto nell’ultimo anno, questa spinta anarchica che ha portato alcuni artisti a separarsi dalle istituzioni tradizionali si è arrestata e gli artisti sono di nuovo entrati in contatto con le gallerie, ma con una consapevolezza maggiore del loro valore». Infatti, complessivamente, questo processo ha dato valore all’arte digitale, che in precedenza non veniva apprezzata al pari di altri prodotti artistici.

Come abbiamo anticipato, i movimenti degli NFT sono tracciati su registri crittografati basati sulla tecnologia blockchain e per acquistare un NFT è necessario avere un portafoglio digitale di criptovalute, compatibile con la blockchain su cui viene creato l’NFT. Queste attività hanno un forte impatto ambientale: per far funzionare le blockchian e per produrre criptovalute e NFT, infatti, serve molta elettricità. Tuttavia, ci sono delle tecnologie che cercano di ridurre i costi e i consumi necessari per la vita degli NFT. Ad esempio, la piattaforma Ethereum ha recentemente dichiarato che cambierà protocollo di consenso, passando dal cosiddetto “proof-of-work” al “proof-of-stake”, perché “è più sicuro, ha minor consumo energetico ed è migliore per l'implementazione di nuove soluzioni di scalabilità.

«Esistono molti sistemi per continuare a utilizzare Ethereum in maniera più sostenibile», spiega Tabacchi, «per esempio, c’è Polygon, che è una sidechain. Come se, per fare uno spostamento, invece di viaggiare solo in autostrada, percorri una strada statale parallela per un tratto e poi entri in autostrada, così, puoi fare operazioni al di fuori dell’infrastruttura principale e poi tornarci», e prosegue, «Polygon raggruppa più operazioni di calcolo e le racchiude in un unico blocco, in questo modo risparmia energia». Tuttavia, nonostante gli sforzi, l’impatto ambientale degli NFT è ancora molto dibattuto.

Infine, gli NFT portano alla luce molteplici aspetti legali, dalla tutela del consumatore alla proprietà intellettuale e, a oggi, manca una cornice giuridica adeguata. Come abbiamo visto, gli NFT rispondono alla necessità di unicità, tracciabilità, autenticità e sicurezza e questo ha stimolato una loro rapida diffusione nel mondo dell’arte, alle prese con la tutela del mercato e della proprietà intellettuale. In base all’articolo 64 del Codice dei beni culturali e del paesaggio, nel momento dell’acquisto di un’opera d’arte, i venditori e gli intermediari hanno l’obbligo di consegnare all’acquirente della documentazione che ne attesti l’autenticità, o almeno l’attribuzione, e la provenienza; se possibile, a questi documenti si allega una copia fotografica dell’opera. Tuttavia, non vi sono indicazioni sulla modalità in cui questa documentazione deve essere formata. Nel caso di opere digitali, solitamente costituite da file a disposizione di chiunque, solo l’associazione di un NFT all’opera può certificare l’unicità e l'autenticità. In quest’ottica, gli NFT legati alle opere d’arte rappresentano la naturale evoluzione della documentazione di autenticità. Inoltre, la documentazione fisica solitamente usata può essere soggetta ad alterazioni, mentre gli NFT sono immutabili e hanno anche la possibilità di registrare tutte le transazioni effettuate dalla loro creazione in poi. Queste caratteristiche li rendono potenzialmente utili per la tutela del diritto di autore. Come abbiamo detto, un NFT è associato a un’opera. Tuttavia, nel caso in cui un portale, per un qualche motivo, non mantenesse più il suo legame con l’opera, l’acquirente perderebbe ogni vantaggio a possedere l’NFT.

Una peculiarità della commercializzazione degli NFT è legata al fatto che l’oggetto della compravendita è il solo certificato di autenticità digitale e non il bene a cui esso è legato. Tuttavia, questo aspetto non è una novità nell’arte contemporanea, che da tempo si trova a dover tutelare performance live, foto e stampe riproducibili e video. Infine, la commercializzazione degli NFT è del tutto deregolamentata e spesso è soggetta a speculazioni, scarsa trasparenza e alterazioni per fattori esterni come accadimenti o dichiarazioni di persone influenti.

 


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