fbpx La decarbonizzazione del sistema sanitario: un’impresa possibile | Scienza in rete

La decarbonizzazione del sistema sanitario: un’impresa possibile

Primary tabs

Negli ultimi anni diversi studi scientifici hanno mostrato come il settore della salute sia responsabile di una quota non indifferente delle emissioni di gas climalteranti. Alla fine del 2020, l’NHS inglese ha avviato un ambizioso piano per raggiungere la neutralità carbonica entro il 2040 per quanto riguarda le emissioni direttamente correlate alle attività di assistenza ed entro il 2045 per quelle indirette, mostrando come la cura dei pazienti e la riduzione delle emissioni non siano due obiettivi tra loro in contrapposizione. L’Italia si trova ora in una situazione unica per investire in un cambiamento epocale del proprio sistema sanitario, tramite il PNRR, e perdere un’opportunità del genere sarebbe un grave errore nei confronti delle generazioni sia presenti che future.

Crediti immagine: Hush Naidoo Jade Photography/Unsplash

Tempo di lettura: 6 mins

Nelle ultime settimane ha destato un certo scalpore una ricerca presentata al convegno di Choosing Wisely (un progetto promosso da Slow Medicine) riguardo l’impatto ambientale delle attività del Sistema Sanitario, i cui risultati sono stati poi commentati anche da Guido Giustetto, componente della Commissione “Salute e ambiente” della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (Fnomceo). Sebbene si tratti di un tema relativamente poco noto tra i non specialisti, in realtà negli ultimi anni diversi studi scientifici hanno mostrato come il settore della salute sia responsabile di una quota non indifferente delle emissioni di gas climalteranti. A livello globale questa quota si attesta attorno al 4-5%, ma raggiunge valori vicini al 10% in alcuni paesi come gli Stati Uniti d’America. Per mettere questa cifra in contesto, basti considerare che è più alta della quota di emissioni attribuite all’aviazione civile mondiale. Alcuni ricercatori hanno calcolato che, se i sistemi sanitari di tutto il mondo venissero equiparati a una nazione, questa costituirebbe il quinto paese più inquinante del mondo.

Una buona notizia ci viene però dall’Inghilterra, che per prima nel 2008 ha introdotto un piano integrato per abbattere le emissioni associate alle attività del sistema sanitario. Uno studio pubblicato nel 2021 sulla rivista Lancet Planetary Health ha mostrato che nel periodo 2009-2019 le emissioni per abitante attribuibili al sistema sanitario inglese (National Health System-NHS) si erano ridotte del 18%, senza che questo avesse impattato sulla quantità e qualità dei servizi per la salute erogati. Ciò suggerisce che, al contrario di altri settori dove la decarbonizzazione è attualmente complessa e necessita di tecnologie ancora non disponibili su larga scala, il sistema sanitario può essere reso green subito e senza sacrificare la salute dei cittadini.

Per capire come agire nel concreto, occorre però prima di tutto analizzare quali sono le più importanti fonti di emissione di gas climalteranti del sistema sanitario, un aspetto che è stato valutato in diversi studi condotti a livello nazionale (per esempio qui e qui) e sovranazionale. La figura 1 riporta i contributi delle diverse fonti di emissione del NHS inglese. Contrariamente a quello che si potrebbe immaginare, le emissioni direttamente associate all’attività assistenziale (per esempio, quelle derivanti dalla produzione/uso di energia necessaria per gli ospedali o quelle prodotte dai motori delle ambulanze) sono responsabili di una quota tutto sommato modesta, circa un quarto del totale. Il grosso delle emissioni (circa il 60%) è in realtà di tipo indiretto e associato alla catena di approvvigionamento (la cosiddetta supply chain), cioè all’acquisto di beni necessari per portare avanti le attività del settore. Tra questi prodotti, il solo approvvigionamento di farmaci è responsabile di circa il 20% delle emissioni totali. Infine, è interessante notare come il 10% delle emissioni derivino dai mezzi di trasporto che pazienti, personale sanitario e visitatori devono utilizzare per arrivare nei luoghi di diagnosi e cura; anche queste, quindi, non sono direttamente associate all’attività assistenziale.

Figura 1. Fonti di Emissioni Carboniche nel Sistema Sanitario Inglese. Rielaborazione da Tennison I et al

Questa analisi mostra come non esista un singolo intervento in grado di risolvere il problema, ma che una serie di molteplici azioni integrate, condotte a diversi livelli, può invece tradursi in un’importante riduzione delle emissioni. Alla fine del 2020, l’NHS inglese ha avviato un ambizioso piano per raggiungere la neutralità carbonica entro il 2040 per quanto riguarda le emissioni direttamente correlate alle attività di assistenza ed entro il 2045 per quelle indirette (catena di approvvigionamento e spostamenti di pazienti, personale e visitatori). Questi obiettivi sono poi diventati legalmente vincolanti dopo la recente emanazione dell’Health and Care Act 2022. Il piano prevede molteplici interventi per controllare le sorgenti di emissione riportati in figura 1:

Interventi volti alle emissioni direttamente associate all’assistenza

  • Costruzione di nuovi ospedali a basse emissioni, efficientamento energetico degli edifici già esistenti (ad esempio tramite l’uso di impianti al LED per l’illuminazione), eliminazione di impianti di riscaldamento a carbone o petrolio e la generazione sul posto di energia da fonti rinnovabili (ad esempio tramite pannelli di energia solare sui tetti)
  • Controllo delle emissioni associate all’uso di gas anestetici, tramite l’introduzione di sistemi di cattura e riutilizzo/distruzione dei gas, riduzione delle varietà più inquinanti (come il desflurano) e una miglior strategia di smaltimento dei contenitori di protossido d’azoto dopo l’utilizzo
  • Controllo delle emissioni associate all’uso di inalatori aerosol predosati, tramite l’uso (ove possibile) di dispositivi senza propellente gassoso e pratiche di riciclo degli inalatori esausti
  • Uso esclusivo di ambulanze a zero emissioni entro il 2032
  • Miglioramento delle procedure di smaltimento dei rifiuti

Interventi volti alle emissioni associate alla catena di approvvigionamento

  • Riduzione dell’utilizzo di prodotti mono-uso
  • Acquisto preferenziale di farmaci e dispositivi medicali/non medicali la cui produzione sia associata a basse emissioni
  • Riduzione dell’uso della carta tramite la digitalizzazione e utilizzo esclusivo di carta riciclata ove sia comunque necessaria la stampa
  • Uso di cibo sostenibile nelle mense e per i pasti dei pazienti e riduzione dello spreco alimentare

Interventi volti alle emissioni associate allo spostamento di pazienti, personale sanitario e visitatori

  • Uso della telemedicina per ridurre gli spostamenti dei pazienti
  • Rafforzamento dei sistemi di trasporto pubblici per permettere a pazienti e personale di raggiungere i luoghi di cura senza dover usare la propria automobile

Può essere utile ribadire come la maggior parte di tali iniziative siano realizzabili con la tecnologia già oggi a nostra disposizione e il fatto che alcuni di essi siano già in fase di implementazione in diverse aree del paese.

Insieme a questi interventi specifici, volti a rendere nel complesso il sistema sanitario più efficiente dal punto di vista ambientale, il piano enfatizza anche l’importanza di una riorganizzazione del sistema delle cure e di una rinnovata enfasi sulla prevenzione delle malattie. Più della metà delle emissioni del sistema sanitario sono associate all’attività ospedaliera, tipicamente per la gestione degli acuti. È noto però come una quota importante dei ricoveri ospedalieri sia in realtà evitabile, tramite una migliore gestione delle patologie a livello territoriale. Vi è inoltre una proporzione rilevante di prestazioni sanitarie che vengono attualmente erogate per le quali non vi è un chiaro vantaggio dal punto di vista clinico. Un uso più razionale del sistema delle cure può quindi tradursi direttamente in una riduzione delle emissioni, oltre che naturalmente in un miglioramento della salute dei pazienti e un risparmio economico per la collettività.

Il piano di decarbonizzazione del NHS mostra dunque come la cura dei pazienti e la riduzione delle emissioni non siano due obiettivi tra loro in contrapposizione, contrariamente a quanto paventato in alcuni articoli giornalistici apparsi in seguito alla presentazione della ricerca di Choosing Wisely. In generale, è invece ormai assodato come gli interventi volti alla riduzione dell’impronta carbonica, oltre a influire sui cambiamenti climatici del prossimo futuro, siano in grado di avere anche un impatto positivo sulla salute delle persone nel breve periodo. Nel caso specifico del sistema sanitario, può essere utile ricordare come questo sia un importante contributore dell’inquinamento atmosferico a livello globale, principalmente proprio a causa dell’utilizzo (diretto o indiretto) di combustibili fossili per le proprie attività. Ulteriori esempi di “co-benefici” sono costituiti dagli interventi di mitigazione che hanno come effetti secondari l’aumento dell’attività fisica (es. uso di mezzi pubblici) e il miglioramento della dieta di pazienti e personale. Anche da un punto di vista economico, molte delle iniziative prospettate, migliorando l’efficienza generale del sistema, hanno la potenzialità di tradursi in un risparmio di risorse nel medio-lungo periodo.

L’Italia si trova attualmente in una situazione unica per investire in un cambiamento epocale del proprio sistema sanitario, tramite il PNRR. È interessante notare come, nonostante il Piano non citi esplicitamente la necessità di controllare le emissioni del sistema sanitario, alcuni possibili interventi capaci di fare ciò (come, per esempio, la digitalizzazione, l’uso della telemedicina, l’implementazione degli ospedali di comunità e il generale rafforzamento delle cure primarie) siano considerati prioritari all’interno del documento e quindi teoricamente implementabili con relativa facilità. Perdere un’opportunità del genere sarebbe un grave errore nei confronti delle generazioni sia presenti che future.

 


Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

Why have neural networks won the Nobel Prizes in Physics and Chemistry?

This year, Artificial Intelligence played a leading role in the Nobel Prizes for Physics and Chemistry. More specifically, it would be better to say machine learning and neural networks, thanks to whose development we now have systems ranging from image recognition to generative AI like Chat-GPT. In this article, Chiara Sabelli tells the story of the research that led physicist and biologist John J. Hopfield and computer scientist and neuroscientist Geoffrey Hinton to lay the foundations of current machine learning.

Image modified from the article "Biohybrid and Bioinspired Magnetic Microswimmers" https://onlinelibrary.wiley.com/doi/epdf/10.1002/smll.201704374

The 2024 Nobel Prize in Physics was awarded to John J. Hopfield, an American physicist and biologist from Princeton University, and to Geoffrey Hinton, a British computer scientist and neuroscientist from the University of Toronto, for utilizing tools from statistical physics in the development of methods underlying today's powerful machine learning technologies.