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Ricerca scientifica: programmi elettorali a confronto

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Abbiamo visto che i tecnici che hanno analizzato lo stato dei finanziamenti della ricerca pubblica in Italia hanno affidato all’attuale Ministro dell’Università un documento in cui si auspicano ingenti investimenti nei prossimi anni. Il documento è stato consegnato prima della sfiducia al governo Draghi e alla successiva convocazione di elezioni anticipate. Ora quindi la palla passa ai vincitori delle prossime elezioni. Di seguito una rassegna delle proposte dei vari schieramenti nell'ambito della ricerca scientifica. Possiamo anticipare che si trova traccia delle cifre proposte dai tecnici.


Centro destra (link). I partiti del centrodestra, dopo aver presentato i loro programmi singolarmente, hanno depositato un documento congiunto. La ricerca è citata nel capitolo 14 ove figura un generico:

«Allineamento ai parametri europei degli investimenti nella ricerca».

Forza Italia (link). Il programma di Forza Italia contiene generiche dichiarazioni sull'importanza della ricerca, soprattutto in ambito sanitario e tecnologico.

Fratelli d'Italia (link). Il partito di Giorgia Meloni sembra puntare soprattutto sulla ricerca applicata:

«Maggiori investimenti in ricerca, digitalizzazione e trasferimento tecnologico. Favorire la sinergia tra università e privati in ambito di ricerca e brevetti. Programmazione decennale dei finanziamenti a ricerca e innovazione. Rilancio della figura del ricercatore.»

Lega (link). La ricerca occupa alcune porzioni del programma. Sotto il capitolo "Attività produttive" si parla di potenziare il programma Industria 4.0, favorire le attività di ricerca tramite sgravi fiscali.

A pagina 200, sotto il capitolo Università, l’ultimo, si menziona il ritardo dell’Italia in termini di spesa in R&S e fuga di cervelli oltre che la necessità di riformare il sistema di valutazione. Per quanto riguarda il finanziamento si prospetta un generico aumento:

«Aumento degli investimenti in R&S prevedendo maggiori risorse pubbliche, anche per la ricerca di base, e agevolando gli investimenti privati. Il criterio dell’eccellenza sarà contemperato con un parziale ritorno a un finanziamento "diffuso” attraverso un “budget della ricerca nazionale”, istituito per finanziare direttamente i laboratori di ricerca.»


Partito Democratico (link). Il programma del Partito Democratico espone generici intenti senza particolari dettagli su metodi e cifre:

«Vogliamo investire nella ricerca e nell’innovazione per superare le inefficienze e i problemi strutturali di bassa produttività del “Sistema Italia”» [...] «Vogliamo rafforzare la ricerca e ridisegnare le politiche che collegano ricerca, innovazione e imprese, nonché l’accesso alla conoscenza come bene pubblico. La modulazione degli incentivi fiscali rappresenta un’importante leva da utilizzare per sospingere cittadini e imprese verso l’innovazione e la sostenibilità.»

+Europa (link). Il programma di +Europa pone l'obiettivo dell'1,5% del PIL.  Inoltre nel programma sono frequenti i riferimenti all'importanza della ricerca di base e applicata.

«Investimento sulla ricerca aperta e ibrida tra università, centri di ricerca, incubatori e imprese attraverso un forte aumento degli investimenti di università e istituzioni pubbliche in ricerca di base e applicata fino a raggiungere l’1,5% del PIL (ad oggi è allo 0,5%) da ripartirsi su finanziamento a progetti e ricerca di base e applicata, finanziamento a strutture di ricerca e promozione dei dottorati di ricerca;»

Alleanza Verdi Sinistra (link). Il programma presenta un'analisi dello stato attuale e pone l’obiettivo del 3% del PIL in istruzione e ricerca.

«Rilanciare l’investimento in ricerca, formazione, cultura, orientare questo investimento all’utilità sociale. Mentre si è scelto, irresponsabilmente, l’aumento delle spese militari fino al 2% del PIL, in nome di una richiesta di impegno della NATO, è bene ricordare l’obiettivo sancito nel Trattato Europeo di Lisbona che impegnava tutti gli stati membri a raggiungere il 3% di investimenti in formazione e ricerca.»

La Possibile Italia (link). Collegata alla Alleanza Verdi Sinistra, La Possibile Italia sembra far suo l'obbiettivo del piano Amaldi, ma non ci sono altri dettagli oltre a questa riga:

«Con il Piano Amaldi dovremmo portare gli investimenti nella ricerca pubblica all’1% del PIL»

Impegno civico Luigi Di Maio (link). Solo un breve accenno alla ricerca funzionale alla creazione di posti di lavoro.

«Dobbiamo puntare sulla ricerca e creare nuovi posti di lavoro»


Movimento 5 stelle (link). Il documento presentato dal Movimento 5 stelle contiene un elenco di punti programmatici, a pagina 10 si legge un generico: 

«Aumento dei fondi per università e ricerca a favore di studenti, ricercatori e personale tecnico e amministrativo».


Azione - Italia Viva (link). Scuola, università e ricerca a pagina 32, a pagina 34 il programma cita espressamente il piano Amaldi: 

«Proponiamo (in linea con il Piano Amaldi) di aumentare gli investimenti in ricerca di base e applicata fino al raggiungimento di un ulteriore punto percentuale di spesa del PIL dedicata alla ricerca per allinearci alle percentuali europee.»


Alternativa per l'Italia. Adinolfi-Di Stefano (link). Nessun programma per la ricerca.


Unione Popolare con De Magistris (link). Nessuna cifra ma un capitolo dedicato a istruzione e università in cui si dichiara la necessità di aumentare la spesa in ricerca.

«5. Ridare dignità all’istruzione e investire nella ricerca e nella cultura»


Italexit (link). Italexit propone di aumentare la spesa pubblica per alcuni settori strategici tra cui la ricerca, ma non fornisce cifre precise se non una dichiarazione che riguarda l'aumento del finanziamento dell'università pari allo 0,2% del PIL

«va incentivata la spesa pubblica, che può creare lavoro in modo diretto, quella per la ricerca...»

 


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