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Il biologico entra nel Registro nazionale delle varietà

Anche le varietà biologiche potranno, dall'autunno 2023, essere iscritte al Registro nazionale. Qual è l'iter che devono seguire? Quali prove e test sono necessari?

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A partire dall'autunno 2023, anche le varietà biologiche potranno seguire l’iter delle varietà convenzionali ed essere iscritte al Registro nazionale. Nell’ambito delle prove per l’iscrizione al registro nazionale di nuove varietà vegetali, a fine settembre 2022 sono state infatti pubblicate le Direttive di esecuzione (UE) 2022/1647 e 2022/1648, che modificano le direttive risalenti al 2003 per quanto riguarda una deroga per le varietà biologiche delle specie di piante agricole e di ortaggi adatte alla produzione biologica. Le specie coinvolte sono orzo, mais, frumento tenero e segale per le piante agricole e carota e broccolo per gli ortaggi. In questo periodo è prevista la pubblicazione da parte degli Stati membri delle disposizioni legislative, regolamentari e amministrative necessarie per conformarsi alla Direttiva europea.

Secondo la normativa nazionale e comunitaria, le varietà convenzionali devono essere iscritte al rispettivo Registro varietale per poter entrare in commercio. Sempre la normativa prevede che, per poter essere iscritte, le nuove varietà debbano rispettare i requisiti di distinguibilità, omogeneità e stabilità e, nel caso delle piante agricole, le nuove accessioni devono possedere un valore agronomico e/o di utilizzazione migliorativo rispetto al panorama varietale esistente. Le prove sono condotte in due cicli indipendenti, che normalmente corrispondono a due annate successive. Al termine delle prove, i dati ottenuti sono valutati dall’ufficio ministeriale che si occupa della tenuta dei registri e, sentito il parere di un gruppo di esperti provenienti dal mondo della ricerca, delle organizzazioni sementiere e degli agricoltori, il Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste (MASAF) procede all’iscrizione delle varietà che potranno essere commercializzate all’interno dell’Unione Europea.

Ora lo stesso iter riguarderà le varietà biologiche. Seguendo le indicazioni della Commissione europea nella prova descrittiva per quanto riguarda la differenziabilità e la stabilità, devono essere osservati e descritti tutti i caratteri menzionati nei protocolli in vigore. Per quanto riguarda l’omogeneità alcuni caratteri, elencati nella direttiva, possono essere valutati in modo meno rigoroso. La prova agronomica deve essere condotta in condizioni biologiche, conformemente alle disposizioni del regolamento (UE) 2018/848. Qualora le autorità competenti non siano in grado di realizzare un esame in condizioni biologiche, è possibile svolgere la prova sotto la supervisione dell’autorità competente presso i locali dei costitutori biologici o le aziende biologiche o in condizioni di limitato utilizzo di fattori di produzione e con trattamenti minimi.

Viene inoltre sottolineata l’importanza di tener conto nell’esame delle varietà e nella valutazione dei risultati dell’esame delle esigenze e degli obiettivi specifici dell’agricoltura biologica. In particolare, occorre esaminare nelle nuove accessioni la resistenza o la tolleranza alle malattie e l’adattamento alle diverse condizioni pedoclimatiche locali.

L’ufficio di Milano del CREA DC, responsabile delle prove per l’iscrizione di cereali a paglia e mais, sta lavorando insieme al MASAF per definire i protocolli tecnici da utilizzare per la prova agronomica. Prima di tutto dovrà essere definita la rete delle aziende che effettueranno le prove in regime biologico. Secondo aspetto cruciale è l’identificazione dei caratteri da considerare per la valutazione delle nuove accessioni. Saranno considerati i caratteri di rilevanza per l’agricoltura bio, come la resistenza a malattie, con particolare attenzione a quelle trasmesse per seme, la competizione con le infestanti e l’efficienza nell’assorbimento dei nutrienti minerali.

Presso l’azienda agricola “Emilia” di Tavazzano con Villavesco (LO) del CREA DC di Milano si sta studiando nel mais la resistenza ad Aspergillus flavus, fungo responsabile dell’accumulo nel seme di aflatossine, micotossine note per le loro proprietà genotossiche e cancerogene. Si vuole infatti sviluppare una metodologia per valutare in laboratorio la resistenza nelle nuove accessioni di mais durante la procedura d’iscrizione al registro nazionale. Altro interesse del gruppo di ricerca è rivolto a studiare, mediante la fenotipizzazione delle plantule, come l’architettura della pianta e il suo sviluppo giovanile possano favorire la competizione e tolleranza alle infestanti.

L’attività di ricerca degli ultimi anni si è concentrata anche a caratterizzare in varietà di frumento tenero la diversa capacità di interagire con i microrganismi nella rizosfera misurando l’attività enzimatica nel suolo, la concentrazione della sostanza organica e la biomassa microbica ottenendo dei risultati preliminari promettenti.

 


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