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Chimica: Nobel negati e malumori passati alla storia

Le discussioni sulle attribuzioni dei premi Nobel hanno toccato anche quelli per la chimica: è il caso del Nobel assegnato a Fritz Pregl nel 1923, per l’invenzione del metodo di microanalisi delle sostanze organiche. Ce lo racconta Marco Taddia.

Crediti immagine: Anastacia Dv/Unsplash

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In occasione del centenario dell’assegnazione del premio Nobel per la Chimica a Fritz Pregl (Lubiana, 1869 - Graz, 1930), una scelta che non mancò di suscitare qualche malumore, è lecito porsi una volta di più la domanda: il premio Nobel è davvero un premio “oggettivo” alla ricerca o riflette piuttosto idee e sentimenti personali, preferenze individuali?

Alcuni anni fa, in un'intervista al Sole 24 Ore, Pierdomenico Perata, all’epoca rettore della Scuola S. Anna di Pisa, così si esprimeva in proposito: «I premi Nobel sono importanti ma sono dei premi, assegnati con criteri soggettivi. Teniamone conto». Perata invitava a considerare il “peso specifico” dell’onorificenza, a partire dalla sua origine: una selezione svolta da una fondazione di diritto privato, con soldi e criteri propri. Aggiungeva: «Va detto che è raro che i Nobel “sbaglino”, almeno nelle discipline scientifiche, ma per le altre non è sempre vero: quante polemiche ci sono state su letteratura o per i premi alla Pace?».

Pregl ottenne il Nobel 1923 «per l’invenzione del metodo di microanalisi delle sostanze organiche». Ricordiamo che il termine “microanalisi” si riferisce all’identificazione e all’analisi quantitativa di piccolissime quantità di sostanze chimiche (generalmente < 10 mg o 1 mL) oppure piccolissime superfici (generalmente < 1 cm2) . La motivazione del premio a Pregl non sembrava mettere in dubbio il fatto che egli non condividesse con altri il merito dell’invenzione. La scelta di Pregl quale unico destinatario del riconoscimento fu probabilmente una semplificazione, anche se occorre ricordare che fino al 1966 i Nobel per la Chimica non furono mai condivisi tra più vincitori.

A dire il vero, può darsi che in seno allo stesso Comitato per la Chimica la questione fosse stata sollevata se Olof Hammarsten (1841-1932), chairman dello stesso, pronunciando il discorso introduttivo alla cerimonia del 10 dicembre 1923, sentì il bisogno di affermare che il lavoro di Pregl non era una scoperta nuova, aggiungendo che si trattava essenzialmente di una revisione e di un miglioramento dei vecchi metodi. Naturalmente, prima di esprimere tale giudizio, Hammartsen aveva opportunamente ricordato che «un miglioramento fondamentale di un metodo precedentemente noto può, in certi casi, essere di grande valore per ulteriori ricerche e per lo sviluppo della scienza, quanto una nuova scoperta scientifica». Dello stesso avviso, peraltro, era stato lo stesso Alfred Nobel quando istituì il premio.

Ma chi poteva essere l’autore “trascurato” dai giudici svedesi? Le opinioni convergono su Friedrich Emich (Graz, 1860-1940) che, a detta di alcuni, dovrebbe essere considerato il vero pioniere e il fondatore della microchimica quantitativa, perché Pregl non fece altro che adottare e perfezionare i metodi che il collega di Graz aveva messo a punto.

Ma a proposito di malumori passati alla storia, sentiamo in proposito Herbert K. Alber (già collaboratore di Emich) al quale fu affidata la parte di microchimica per il volume History of Chemistry di H. A. Laitinen, G. W. Ewing (Publisher, Division of Analytical Chemistry of the American Chemical Society, 1977). «Emich ... merita il riconoscimento come fondatore della microanalisi quantitativa sia in chimica organica che inorganica. Tuttavia, il premio Nobel è stato assegnato a Pregl, che ha adottato le tecniche di Emich». Questa puntualizzazione un po’ acida di Alber, riportata da Ferenc Szabadvary nella sua History Of Microchemistry Till 1945, che vi rilevava una sorta di “leggera indignazione” era accompagnata da questo commento: «Nella storia della scienza, tuttavia, è una caratteristica comune che tutti adottino qualcosa da qualcun altro, e altri adotteranno e miglioreranno tutte le conquiste precedenti. Preg adottò le sue tecniche non solo da Emich, ma anche da Liebig e da Dumas. L'assegnazione dei premi Nobel è invece soggettiva, come accade per tutti i premi. Non discuto che avrebbe potuto essere assegnato a Emich, ma è certo che Pregl se lo meritava molto, perché il suo metodo ha segnato una nuova epoca in molte discipline scientifiche».

Più tardi, la discussione intorno al mancato riconoscimento a Emich coinvolse anche altri illustri scienziati, come per esempio R. Belcher (1909-1982), autorevole chimico analitico britannico. Belcher scrisse che il riconoscimento congiunto sarebbe stato una decisione giusta ed equa. Come non essere d’accordo con lui?

 


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