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Scoprire il bioma domestico attraverso la citizen science

Il progetto AIDA, nato nel 2021 e guidato dal Museo di Storia Naturale dell’Accademia dei Fisiocritici, raccoglie le informazioni sul bioma domestico condivise dai partecipanti, con un approccio di citizen science. È un modo per vedere con occhi nuovi la propria abitazione, scoprendo le molte specie con le quali la condividiamo spesso senza accorgercene.

Crediti immagine: ragno saltatore del genere Leptorchestes. Foto di Giorgia Mocilnik

Tempo di lettura: 6 mins

Quanti sono i coinquilini con cui dividiamo la casa, spesso senza neanche rendercene conto? Per indicare il mondo degli organismi che coabitano con noi all’interno delle mura domestiche è stata coniata appositamente un’espressione: indoor biome, bioma domestico. Un vero e proprio regno ecologico che comprende specie spesso innocue, invisibili, altre inaspettate o dall’aspetto bizzarro, fino a quelle solo di passaggio. Il campo di ricerca del bioma domestico è considerato interdisciplinare, perché ingloba al suo interno diversi ambiti di ricerca, tra cui la pianificazione urbana, la storia ambientale, l’ecologia politica intersecandosi anche con il campo della salute pubblica e della medicina.

La condivisione degli spazi tra l’essere umano e altri organismi ha radici ancestrali e divenne più complessa da quando la nostra specie ha iniziato a utilizzare le caverne e, successivamente a costruire le prime case. Per esempio, si ipotizza che le cimici dei letti (Cimex lectularius) si siano trasferite dai pipistrelli agli umani durante il periodo in cui Homo sapiens frequentava rifugi cavernicoli. Questi luoghi chiusi, meno soggetti a variabili climatiche, offrivano la possibilità ai nostri coinquilini animali di trovare cibo per prosperare.

Per scoprire quali sono le specie con cui condividiamo i nostri spazi abitativi è nato nel 2021 il progetto Abitanti Intrusi Dentro le Abitazioni (AIDA), guidato dal Museo di Storia Naturale dell’Accademia dei Fisiocritici. Attivo sulla piattaforma iNaturalist, AIDA usa le foto per monitorare su scala nazionale quegli animali (vertebrati e invertebrati) che risiedono nei nostri alloggi o che li visitano occasionalmente mediante il coinvolgimento attivo della cittadinanza. Come coinquilini possiamo avere sia specie che scegliamo come animali domestici o piante d’appartamento, sia specie che entrano in casa nostra senza essere invitate, come ragni, falene, vespe, mosche, zanzare, alcune delle quali fastidiose, altre addirittura in grado di trasmettere malattie. «Il progetto nasce durante la pandemia di Covid-19 con l’intenzione di offrire ai cittadini l’opportunità di svolgere attività di stampo naturalistico stando a casa», spiega Debora Barbato, ricercatrice Università di Siena e National Biodiversity Future Center.

AIDA permette di osservare con occhi nuovi i propri luoghi abitativi, apportando anche dei benefici ai partecipanti: riduce il timore e il disprezzo verso alcuni organismi, così da arrivare a una pacifica coesistenza. «Ricolleghiamo la presenza degli animali che troviamo a casa a qualcosa di esclusivamente nocivo, ma spesso non è così, almeno non per tutti gli organismi», spiega l’esperta. «Per questo abbiamo creato una rubrica, L’intruso della settimana, nella quale vengono svelate curiosità e informazioni per conoscere al meglio i propri coinquilini, imparare a identificarli e, nel caso di specie aliene invasive, imparare a gestirle».

Potremmo veder emergere da una crepa della parete il ragnetto rosso dei muri (Balaustium murorum), specie adattata alle strutture costruite dagli umani e instancabile predatore di larve di specie nocive, parassite delle nostre piante; se invece travasiamo una pianta in un vaso più grande potremmo trovare i porcellini di terra (come Armadillidium vulgare), organismi decompositori ed efficaci bioaccumulatori di metalli pesanti, che sono ottimi bioindicatori per valutare lo stato di salute dell’ambiente. Nelle ore notturne o tra le pagine di un libro si potrebbe intravedere il velocissimo pesciolino d’argento (Lepisma saccharina), artropode “primitivo” dalle squame argentee molto comune nelle case con uno degli “stomaci più plastici” di tutti gli insetti: è in grado di nutrirsi della colla per carta da parati, foto, e frammenti di cibo. E potremmo osservare la mosca dello scarico (Clogmia albipunctata), una specie di dittero cosmopolita innocuo, che però, dopo un periodo di inutilizzo prolungato degli scarichi domestici, può generare piccoli problemi di infestazione perché le larve si sviluppano in ambienti umidi ricchi di materiale organico in decomposizione, come gli scarichi dei bagni, impianti di depurazione o aree di smaltimento dei rifiuti.

Le segnalazioni degli animali nelle case riflettono una combinazione complessa di fattori, tra cui l’attitudine dell’osservatore, le caratteristiche delle specie, la loro interazione con l’ambiente domestico, oltre al grado di urbanizzazione e la densità di popolazione della zona.

Un altro aspetto che rende AIDA un progetto dinamico è la stagionalità delle osservazioni, come nel caso di quelle relative alla cimice asiatica (Halyomorpha halys) e alla coccinella arlecchino (Harmonia axyridis), specie aliene invasive di origine asiatica che cercano rifugio e riparo nelle nostre abitazioni all’avvicinarsi dell’inverno. La prima è stata introdotta involontariamente ed è dannosa per la produzione ortofrutticola; la seconda è stata introdotta volontariamente per i suoi presunti benefici nel controllo degli afidi e cocciniglie, ma ha iniziato a competere con altre coccinelle autoctone, nutrendosi delle loro larve e spesso causandone la diminuzione. «La cimice asiatica è stata segnalata per la prima volta casualmente nel 2012, da uno studente del corso di entomologia durante la preparazione di una scatola entomologica a scopo didattico», racconta Barbato, che conclude ricordando come «Una tra le principali minacce per la tutela della biodiversità è l’aumento di specie alloctone e, con AIDA, cittadini e ricercatori possono unire le forze per monitorare la loro possibile diffusione».

Ne è d’esempio uno studio condotto in alcune abitazioni americane e pubblicato su PeerJ dove, grazie alla scienza partecipata, sono state segnalate due specie aliene di grillo cammello originarie dell’Asia, di cui una mai riportata prima in USA. Sempre nello stesso paese, una ricerca condotta in 50 case nel North Carolina ha registrato la presenza di ben 579 morfospecie diverse di artropodi. Uno dei risultati che ha sorpreso i ricercatori è che solo cinque delle 554 stanze campionate non contenevano alcun artropode; la maggior parte erano innocui conviventi mentre i restanti erano solo visitatori di passaggio. Dallo stesso gruppo di ricerca sono state segnalate nuove specie ed è stata creata una guida scaricabile per facilitare la coesistenza con questi animali.

A tre anni dalla sua creazione, hanno partecipato cittadini da quasi tutte le regioni d’Italia (eccetto per la Valle D’Aosta e il Friuli-Venezia Giulia). Tra le osservazioni registrate, il 94% è riconducibile agli artropodi (73% insetti, 19% aracnidi, 2% miriapodi), l’1,6% da molluschi terrestri, lo 0,3 % da crostacei, il 4,1 % da vertebrati. A oggi tra gli animali più osservati in ordine decrescente troviamo la cimice verde (Nezara viridula), il geco comune (Tarentola mauritanica), il formicaleone tetramaculato (Distoleon tetragrammicus), la mantide religiosa (Mantis religiosa) e la cimice asiatica (Halyomorpha halys), ma queste specie corrispondono solo all’8% del totale delle osservazioni.

«Siamo contenti perché AIDA si è rivelato prezioso anche per la segnalazione di specie protette, rare e a rischio scomparsa, come il coleottero dei pini Polyphylla fullo», commenta Barbato.

I dati raccolti sono consultabili da tutti e confluiscono all’interno del network GBIF, il più importante portale internazionale open access, attivo dal 2001, che favorisce l'accesso, la scoperta e l'uso di informazioni riguardanti la biodiversità degli organismi in tutto il mondo.

Tra i futuri obiettivi del Museo di Storia Naturale dell’Accademia dei Fisiocritici c'è quello di continuare a invogliare il pubblico a partecipare ad AIDA e coprire le aree prive di osservazioni, allo stesso tempo offrire dei training ai cittadini su come fotografare gli animali in modo tale da rivelare i caratteri diagnostici necessari per il riconoscimento delle specie.

In un pianeta sempre più urbanizzato, la superficie occupata dall’indoor biome è in rapida crescita. Il 55% delle persone presenti sul pianeta vive nelle città e le aree urbane ricoprono il 3% della superficie terrestre. Di pari passo con l’aumento previsto della popolazione umana globale entro il 2050 continuerà a crescere anche l'urbanizzazione, e i dati raccolti da progetti di citizen science come AIDA ricopriranno un ruolo prezioso per studiare l’ecologia e monitorare l’evoluzione della biodiversità indoor e, di riflesso, outdoor. Osservando e studiando scantinati, camere da letto e bagni, si possono fare nuove grandi scoperte ancora prima di aprire la porta di casa. Non siete anche voi curiosi di sapere quali animali popolano o visitano gli spazi domestici che frequentate? Perché ricordiamocelo, nessuno di noi è mai veramente solo in casa.

 


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