Come ottenere più citazioni? Un metodo old fashion è per esempio la frammentazione dei risultati di ricerca in più lavori, mentre altri più moderni sfruttano IA e le "paper mills" per creare articoli ad hoc. Ma può bastare anche la manipolazione di Google Scholar, che ha reso il gatto Larry, con i suoi 12 "studi" e 144 citazioni, un highly cited.
Se il sistema accademico valuta la qualità dei ricercatori sulla base della quantità degli articoli pubblicati e sul numero delle citazioni che questi ricevono, è chiaro che chi vuole migliorare il suo ranking debba cercare sia di pubblicare di più (sulla base del famoso principio publish or perish) sia di dare visibilità alle sue pubblicazioni, in modo da ricevere un consistente numero di citazioni. Per pubblicare un maggior numero di lavori si può perseguire la filosofia dello “spezzatino”: piuttosto che pubblicare un solo articolo con i risultati completi che si sono ottenuti, si cerca di spezzettare in più lavori, ciascuno focalizzato su un determinato aspetto, quali la descrizione dell’apparato strumentale, il metodo sviluppato per l’analisi dei dati, la valutazione degli errori sistematici, le possibili contaminazioni e così via. In questo modo si moltiplicherà il numero degli articoli che, citandosi l’un l’altro, faranno anche aumentare il numero delle citazioni.
Accanto a questi modi un po’ vecchio stile, ce ne sono ora di più creativi basati sull’uso dell’intelligenza artificiale, alla quale viene richiesto di riscrivere articoli precedenti in modo da farli sembrare nuovi. All’occorrenza il lavoro può essere fatto dalle paper mills, organizzazioni alle quali gli autori bisognosi di articoli si rivolgono per avere un articolo fabbricato ad hoc, oppure per avere il proprio nome inserito in un articolo già esistente che sta magari ultimando l’iter all’interno di una rivista. Ovviamente le paper mills non sono organizzazioni benefiche e c’è un listino prezzi. Questi articoli fabbricati non possono essere sottoposti a riviste con un serio percorso di controlli, ma il panorama delle pubblicazioni scientifiche è variegato e la crescita esplosiva delle riviste open access, dove gli autori pagano le spese di pubblicazione, ha fatto nascere un fiorentissimo mercato nel quale è possibile pubblicare qualsiasi cosa.
In effetti, ogni tanto i nodi vengono al pettine e l’articolo senza solide basi deve essere ritirato, una pratica in continua crescita che ha anche portato alla chiusura di alcune testate particolarmente ricche di numeri speciali dove un certo numero di autori celebrava se stesso a beneficio della casa editrice che riscuoteva i diritti di pubblicazione (Scienza in rete ha già parlato di questo problema).
Per potenziare un curriculum debole, si può agire anche sul fronte conferenze. Ovviamente non parliamo di quelle prestigiose, ma di una pletora di altre meno blasonate dove è possibile ottenere invited talk che poi possono essere messi nel CV. Per aiutare i giovani laureati in medicina che aspirano a borse di studio in ospedali negli USA c’è Express Research Workshop, un’organizzazione che, per circa 1000 dollari e l'impegno a lavorare da 10 a 15 ore in remoto nell'arco di poche settimane, assicura tre abstract presentati alla più grande conferenza annuale dell'American Heart Association (AHA). Non è chiaro cosa succeda se un aspirante borsista non vuole fare il cardiologo, ma tant’è. Aggiungendo 600 dollari si possono avere fino a due pubblicazioni indicizzate su PubMed nei successivi 6 mesi. Non andate a cercare l’annuncio online: è stato rimosso dopo che Science ha contattato la società per sentire la loro campana.
Ovvio che articoli fotocopia oppure inventati non possono ambire a ricevere un gran numero di citazioni, ma a tutto c’è rimedio e basta rivolgersi ai citation booster, siti che per vile denaro assicurano citazioni. Nel caso vi pungesse vaghezza, il prezzo è di 10 dollari a citazione.
Ma il risultato si può ottenere anche senza spendere nulla, a patto di capire alcuni dettagli sul funzionamento di Google Scholar. Nella versione digitale del famoso detto «fatta la regola, trovato l’inganno», un duo di smanettatori ha costruito la brillante carriera matematica del gatto di casa. Dopo essere incappati in un citation booster dal quale erano risaliti al profilo dello scienziato il cui profilo era stato “pompato” con lavori ovviamente falsi (che contavano tra i loro autori anche un certo Pitagora), Reese Richardson, uno studente di metascienza e biologia computazione alla Northwestern University, e Nick Wise, che investiga sulle frodi scientifiche all'Università di Cambridge, si sono resi conto che bastava uno script ben congegnato per rendere chiunque highly cited, anche Larry, il gatto di casa.
Scopo dichiarato dei due, oltre a dimostrare le falle di Google Scholar, era superare in numero di citazioni il gatto Chester che il fisico Jack Hetherington aveva eletto a coautore di un suo lavoro per Physical Review Letters. Ho raccontato la storia del gatto Chester in un commento scritto qualche anno fa a proposito dell’azione di un gruppo francese che, per protestare contro la politica delle citazioni, aveva inserito una ricercatrice fittizia nei lavori di un gruppo di ricerca. Mentre nel caso dei francesi la ricercatrice era inventata ma gli articoli erano reali, per i sostenitori del gatto Larry, invece, era tutto inventato, creato dal nulla. I due lo raccontano su Science. In non più di un'ora Reese ha creato 12 documenti scritti da Larry su argomenti che spaziano dalle algebre complesse alla struttura degli oggetti matematici e altri 12 che citavano ciascuna delle opere di Larry, per un numero totale di 144 citazioni e un h-index di 12. Richardson ha caricato i manoscritti su un profilo ResearchGate che ha creato per il gatto. Quindi, lui e Wise hanno aspettato che Google Scholar recuperasse automaticamente i dati falsi. In effetti, il 17 luglio sono apparsi sul sito gli articoli di Larry e 132 citazioni. (Google Scholar non è riuscito a individuare uno studio spurio, osserva Wise). E, così, Larry è diventato il gatto più citato al mondo.
«È stato un esercizio di assurdità», ha detto Reese Richardson, che ha realizzato lo scopo di superare il gatto Chester prima che Google Scholar sgamasse che c’era qualcosa di strano e cancellasse le citazioni. Ma il profilo di Larry Richardson, con le sue 12 pubblicazioni, non è stato rimosso. Ovviamente questo non significa che citazioni e h-index siano irrilevanti per la valutazione dei ricercatori, piuttosto mette in luce le falle di Google Scholar che non controlla abbastanza le informazioni inserite.