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Conservare la biodiversità monitorando le farfalle

Negli ultimi anni si è registrato un calo globale del numero e delle specie di insetti, la classe di animali che comprende più della metà di tutte le specie descritte al mondo. La loro conservazione risulta sempre più cruciale per la carica che ricoprono nei confronti del funzionamento degli ecosistemi. Studiare gli insetti, in particolare le farfalle, è un modo per monitorare lo stato di salute di un ecosistema.

Nella foto di copertina: due esemplari in accoppiamento di Maniola jurtina. Crediti: Giorgia Mocilnik

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Il periodo dell’anno nel quale si osserva il maggior numero di farfalle è l’estate, ma la loro presenza si estende da poco prima della primavera fino all’autunno. Sono considerate dalla comunità scientifica degli indicatori biologici perfetti perché sono facili da riconoscere anche da occhi non esperti, sono tra gli insetti più studiati e rispondono velocemente ai cambiamenti ambientali indotti dall’essere umano. Insieme alle falene, le farfalle appartengono all’ordine dei Lepidotteri; sono entrambe impollinatori e si differenziano tra loro dalla forma delle antenne: clavate per le farfalle e più vistose per le falene.

Secondo l’ultimo report della IUCN, delle 482 specie di farfalle presenti in Europa, il 9% è minacciato di estinzione e il 10% è prossimo alla minaccia. Per valutare il loro stato di conservazione, negli anni si è creato lo European Butterfly Monitoring Scheme (eBMS), una rete composta da oltre venti partner che raccoglie dati standardizzati in 30 paesi europei. Un’alleanza preziosa accumunata dall’uso dello stesso metodo di monitoraggio e che condivide i dati raccolti in un database centrale. «È partito tutto nel 1976, nel Regno Unito, dallo scienziato Ernie Pollard, che voleva creare un metodo di monitoraggio standardizzato dei lepidotteri diurni», spiega Marta Depetris, borsista dell’Università di Torino e collaboratrice di ITBMS. L’Italia è entrata a far parte della rete nel 2019, con la nascita di Butterfly Monitoring Scheme Italia (ITBMS), un progetto che ha lo scopo di valutare l’abbondanza delle popolazioni di farfalle al fine di stabilire strategie di conservazione appropriate grazie all’impegno di citizen’s scientists. «Siamo uno dei dieci paesi entrati nell’eBMS, con il progetto europeo Assessing Butterflies in Europe (ABLE)», racconta l’esperta.

Per partecipare basta avere un foglio, le guide di campo ITBMS, un proprio profilo all’interno del sito eBMS (dove andranno trasferiti i dati raccolti), un retino entomologico per la classificazione dei lepidotteri e un cellulare per scattare delle foto qualora si dovessero avere dei dubbi sulla specie. I cittadini possono scegliere di collaborare con gli scienziati attraverso due attività di osservazione sul campo: il transetto di Pollard e il Butterfly count. Il primo consiste in una camminata all’interno di un percorso fisso in un’area tra i 500 m e 1 Km, nella quale si contano e individuano le specie di farfalle. I cittadini possono scegliere in modo autonomo la zona dove svolgere l'attività di monitoraggio oppure chiedere supporto a un referente di ITBMS. Il consiglio è di selezionare un’area vicina a casa o in un punto facilmente raggiungibile, perché l’impegno minimo richiesto è di effettuare sei campionamenti l’anno, cioè uno ogni due settimane concentrati in tre mesi consecutivi da maggio a luglio o da giugno ad agosto. Il secondo modo è più rapido, perché si svolge in 15 minuti, in qualsiasi posto ci si trovi e tramite l’applicazione Butterfly count ideata da Butterfly Conservation Europe e dallo UK Center for Ecology & Hydrology. A differenza di piattaforme di citizen science come iNaturalist, che segnalano solo la presenza della specie, questa modalità di monitoraggio permette di raccogliere dati sull’abbondanza delle specie conteggiate. Per effettuare una buona raccolta dei dati, i parametri ambientali necessari sono una temperatura compresa dai 13 ai 32 gradi centigradi, l’assenza quasi completa di vento e condizioni di bel tempo.

Dopo la Turchia, l’Italia è il secondo paese europeo a detenere, con 293 specie, la maggiore biodiversità di farfalle. Le aree popolate da un numero elevato di specie si trovano sulle Alpi con alcuni spot anche in altre regioni italiane del Centro e del Sud. Questi lepidotteri possono essere polivoltini, cioè avere in un anno più generazioni, e univoltini, contraddistinti da un’unica generazione primaverile o estiva. Le principali minacce alla loro conservazione sono la riforestazione naturale, conseguenza dell'abbandono delle aree rurali che determina la perdita delle praterie e ambienti aperti dove vivono, l'intensificazione dell'agricoltura insieme all’utilizzo dei pesticidi, e i cambiamenti climatici, che modificano la composizione della vegetazione e interrompono la sincronia tra fioriture e nascita dell’insetto. I lepidotteri diurni si differenziano tra specie polifaghe, oligofaghe e monofaghe: le prime si nutrono di più specie di piante, le seconde di poche specie e le ultime di una sola specie di pianta. «Le farfalle oligofaghe e monofaghe risultano più a rischio in un ambiente mutevole, perché la diminuzione o la scomparsa delle risorse alimentari può causare una riduzione significativa della popolazione. Ne è un esempio la farfalla Phengaris teleius che, quando è allo stadio di bruco, si nutre solo della pianta Sanguisorba officinalis, senza la quale non può sopravvivere», spiega Depetris.

Tra le dieci specie più osservate, Pieris rapae è stata la più campionata durante i monitoraggi del 2023. Fa parte delle “cavolaie”, chiamate così perché si nutrono di piante appartenenti alla famiglia delle Brassicaceae e delle Cruciferae. Si possono trovare le loro uova e i loro bruchi non solo su specie selvatiche ma anche su piante comunemente coltivate negli orti come cavoli, cavolfiori, broccoli e molte altre. Nello stesso anno le altre specie rilevate sono state 166, con oltre 28.000 individui contati in totale da parte di 138 cittadini coinvolti all’interno di 75 transetti. «La comunità ITBMS continua a crescere, come dimostra l’espansione in quasi tutte le regioni d’Italia e anche fuori dal territorio nazionale, incluso lo Stato di San Marino, attivo con un transetto dal 2022», racconta Depetris.

Per contribuire al mantenimento o anche all’incremento della biodiversità di questi impollinatori nei propri balconi e giardini si consigliano sia piante nettarifere che nutrici, da quelle aromatiche a quelle selvatiche come Sinapis arvensis (sinapis), Daucus carota (carota selvatica) e Lotus dorycnium L. Le piante alloctone invece, sono poco considerate dai nostri lepidotteri e possono creare danni alla biodiversità. Un esempio recente è il geranio sudafricano, responsabile della diffusione in Europa meridionale e centrale del licenide dei gerani Cacyreus marshalli, attualmente l’unica specie alloctona di farfalla presente in Italia, che depone le sue uova sopra ai boccioli della pianta.

Tra gli obiettivi futuri di Butterfly Monitoring Scheme Italia c’è quello di riuscire a coprire tutte le aree geografiche italiane nelle sue diverse tipologie di habitat. Al momento le regioni ancora scoperte sono Sardegna, Basilicata e Campania. Oltre alle attività di campo vengono proposti workshop e training su tutto il territorio nazionale, con lo scopo di presentare il progetto e coinvolgere nuovi volontari. Un’occasione, quella offerta da ITBMS, non solo per conoscere il mondo delle farfalle e di comprendere meglio il patrimonio naturale, ma anche di entrare a far parte di una comunità che permette di rimanere aggiornati sugli andamenti delle osservazioni annuali e condividere a fine di ogni anno, con un incontro online, le proprie impressioni ed esperienze.

«Le farfalle rientrano tra le specie ombrello, cioè ogni azione introdotta per la loro tutela crea un effetto a catena di esiti positivi per moltissime altre specie, per lo più invertebrati. Ed è per questo che l’Unione Europea ha deciso di inserire nella Nature Restoration Law il Grassland Butterfly Indicator, uno dei risultati raggiunti con i dati racconti tramite la rete eBMS», spiega l’esperta. La rete eBMS finora ha raccolto quasi 15 milioni di conteggi in 44 anni da oltre 10.392 transetti, dimostrando quanto sia utile e necessario collaudare dei sistemi standardizzati tra i vari paesi per introdurre strategie mirate alla tutela della biodiversità. Con la stessa filosofia, alcuni partner eBMS sono già al lavoro per sviluppare un altro monitoraggio standardizzato, il meno invasivo possibile per studiare l’altra metà dell’ordine tassonomico cui appartengono le farfalle: le falene.

 


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