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Nuove regole per la ricerca del paese: serve anche la competenza del terzo settore

Il terzo settore investe 300 milioni annui in ricerca biomedica ma resta escluso dal dibattito sulle nuove regole per i finanziamenti pubblici. Le organizzazioni del terzo settore dovrebbero, invece, essere coinvolte nella programmazione e valutazione dei progetti: escluderle priverebbe il sistema della ricerca italiano di una competenza essenziale per il successo del piano presentato dalla senatrice Cattaneo.

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Nel 2020, in piena pandemia Covid-19, abbiamo avuto l’opportunità di condividere, grazie a Scienze in rete, le evidenze delle competenze uniche del terzo settore nello svolgimento e finanziamento della ricerca sanitaria. Competenze che dovrebbero essere messe a sistema insieme a quelle del pubblico e del privato (tripolarismo stato/terzo settore/mercato). Solo così crediamo che sia possibile rispondere alle missioni trasformative sulla salute che ci aspettano, ancora di più oggi di fronte a uno scenario internazionale poco rassicurante.

In questo contesto, la mozione della senatrice Elena Cattaneo verso fondi stabili per la ricerca e regole chiare di valutazione è espressione di quell’impegno che dovrebbe vedere il coinvolgimento di tutti settori interessati.

Ogni anno, circa 300 milioni di euro vengono investiti nella ricerca biomedica da realtà no profit, in buona parte attraverso bandi competitivi. Ossigeno puro per i circa 30mila ricercatori impegnati in Italia a studiare e combattere le malattie. Oltre a finanziare la ricerca, queste organizzazioni hanno sviluppato modelli innovativi di sostenibilità. È il caso, fra gli altri, dell’Associazione Italiana Sclerosi Multipla (AISM), che con la sua Fondazione (FISM) ha dedicato alla ricerca in Italia più di 80 milioni di euro negli ultimi 10 anni. 

In questo contesto constatiamo con stupore che i firmatari dell’appello della senatrice Cattaneo non includano che pochi esponenti del terzo settore, come se questo non fosse di nostra competenza.

Scrive la senatrice Cattaneo «chi ha dimestichezza con le dinamiche politiche e parlamentari ritiene che quel voto unanime sulla mozione [presentata in Senato] sia importante. Anch’io lo penso, ma il lavoro è soltanto all'inizio: già nelle prossime settimane e mesi tutti noi dovremo vigilare affinché gli impegni vengano mantenuti. Ciò vuol dire impegnarsi, ognuno con la propria voce e il proprio nome, affinché in fase di elaborazione della nuova legge di Bilancio siano assicurate le risorse adeguate […] Allo stesso modo, ognuno, con la propria voce, il proprio nome e la propria esperienza, è chiamato a spiegare perché quella di attrezzare il Ministero, tramite esperti, di procedure per la programmazione e l’organizzazione dei processi di valutazione non sia una “opportunità da valutare”, bensì una necessità. […] tutti coloro che ne condividano l'orizzonte scelgano di continuare a presidiare lo spazio pubblico, per difendere e affermare la necessità di risorse stabili e nuove regole per la ricerca del Paese, nell'interesse di tutti i cittadini ancor prima che della scienza. Soprattutto confido che si scelga di chiedere e si promuova, anche con il proprio comportamento, un nuovo paradigma che garantisca il più possibile competizioni pubbliche senza scorciatoie né favori, trasformando l’attuale “lotteria della competizione” nel luogo del rispetto delle regole e delle procedure con standard internazionali, assistite da valutazioni terze, indipendenti e competenti dei progetti di ricerca, da chiunque sottomessi. Chiedere diritti per tutti è d’obbligo, in una comunità scientifica sana che non teme le competizioni tra le idee».

In questo appello, in questo “noi” e “ognuno” e “tutti coloro”, riconosciamo le competenze che sono nel DNA delle principali organizzazioni del terzo settore che promuovono la ricerca sanitaria in questo paese e a livello internazionale. Sicuramente sono in quelle dell’Associazione Italiana Sclerosi Multipla (AISM) e della sua Fondazione (FISM). Dal punto di vista di chi, come AISM e le associazioni sclerosi multipla del mondo, promuove, indirizza e finanzia la ricerca, è importante considerare che ogni euro o dollaro sia utilizzato per la ricerca di eccellenza e rappresenti un investimento che deve ottenere il miglior risultato possibile per il maggior numero possibile di persone. Da anni siamo impegnati a valutare con attenzione che ogni nostro investimento garantisca il rapporto ottimale tra risorse investite, eccellenza, efficienza ed efficacia. 

In questo contesto abbiamo lavorato con le principali associazioni del mondo per identificare ciò che si poteva fare insieme per supportare una ricerca che migliorasse la vita e la salute delle persone partendo da un’analisi di quanto finanziato dalle agenzie governative e da quelle non governative. Una ricognizione per evitare da parte delle diverse associazioni di disperdere risorse su duplicati degli stessi progetti a parità di eccellenza e soprattutto per promuovere la collaborazione multidisciplinare per i progetti più impegnativi e sfidanti che ciascuna associazione, da sola, non era in grado di supportare.

Le organizzazioni del terzo settore, che in Italia finanziano e conducono ricerca ottenendo riconoscimenti anche a livello internazionale, dovrebbero essere coinvolte nella programmazione e valutazione dei progetti: escluderle priverebbe il sistema della ricerca italiano di una competenza essenziale per il successo del piano presentato dalla senatrice Cattaneo.

 

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