Carlo Matteucci (Forlì, 1811 – Livorno, 1868) compie gli studi primari e secondari nella sua città natale, prima di iscriversi, con apposito esame, al secondo anno della facoltà di filosofia e di matematica dell’Università di Bologn, dove si laurea nel 1828. I suoi interessi riguardano l’elettrochimica.
Subito dopo la laurea si reca a Parigi per perfezionare le sue conoscenze; lì incontra il fisico Jean-François-Dominique Arago. Ritornato in Italia nel 1831, intensifica i suoi interessi di elettrochimica, arrivando indipendentemente da Michael Faraday a definire le leggi dell’elettrolisi, ovvero la proporzionalità tra la corrente elettrica che passa e la quantità di elettrolita che si depone in una celle elettrolitica
Si dedica anche agli effetti fisiologici dell’elettricità, diventando in pratica il fondatore della moderna elettrofisiologia.
Costretto a lasciare Bologna per motivi politici, si trasferisce a Firenze. Nel 1835 pubblica "Il Discorso sul Metodo Razionale" in cui mette in evidenza i rapporti stretti e indissolubili tra fisica, chimica e fisiologia. Negli anni successivi ripropone studi che corroborano l’interpretazione fisica dell’elettricità animale. Inoltre dimostra che l’attività muscolare è anche attività elettrica.
Nel 1836 pubblica un rapporto a Parigi, "Expériences sur la torpille", in cui dimostra di aver individuato il “lobo elettrico”, ovvero la struttura del tronco encefalico, della torpedine.
Nel 1840 è chiamato da Leopoldo II a ricoprire la cattedra di Fisica all’Università di Pisa. In quel medesimo anno pubblica gli "Essai sur les phénomenes électrique des animaux", un compendio sui suoi lavori di elettrofisiologia animale.
A partire dal 1844 si occupa maggiormente di organizzazione della scienza e fonda Il Cimento con Raffaele Piria. La sua fama internazionale è notevole. Ottiene un premio dalla Royal Society, diventa amico di Faraday. James Maxwell impara l’italiano per poter comunicare con lui.
Ma ciò non gli impedisce di avere un forte impegno politico: partecipa ai moti del 1848, diventa senatore dell’Assemblea toscana. Nel 1855 fonda, sempre con Piria, Il Nuovo Cimento. E l’anno successivo espone le sue idee politiche nel libro "L’Italia dopo la pace di Parigi".
Nel 1860 diventa professore del Museo di fisica e storia naturale a Firenze, poi ispettore generale dei Telegrafi e infine (1861) senatore del Regno d’Italia. Nel 1862, infine, è ministro dell’istruzione pubblica nel primo governo di Urbano Rattazzi.
Matteucci chiama il matematico Francesco Brioschi come segretario generale al ministero ed elabora una riforma dell’università che ne prevede una riduzione del numero e un aumento della qualità. La riforma non passa. Matteucci riesce solo a realizzare il Politecnico di Milano e a trasformare il Museo di fisica di Firenze in un istituto di studi superiore.
Vi sono oggi nozioni di meccanica, d’idrostatica, di chimica elementare che sono fondamentali, che sono l’abc di un’educazione liberale e che un gentiluomo non può ignorare (Carlo Matteucci)