Ettore Marchiafava (Roma, 1847 – Roma, 1935) è stato uno dei grandi protagonisti della lotta mondiale alla malaria. Nato a Roma, nel 1871 si laurea in Medicina e chirurgia presso l’Università La Sapienza della capitale prima di diventarne docente. Dal 1885 è professore ordinario di Istologia patologica.
La sua attività di ricerca si concentra, per un lungo periodo, dal 1880 al 1891, nello studio, insieme a insieme ad Angelo Celli, del protozoo responsabile della malattia da poco scoperto da Alphonse Laveran. La malaria è un autentico flagello della campagne romane. E Marchiafava e Celli battezzano col nome di Plasmodium l’agente che ritrovano nel sangue di molte persone affette da febbre malarica e di cui descrivono le varie fasi dello sviluppo.
Tra il 1885 e il 1886 Camillo Golgi aveva dimostrato l’esistenza di due forme di malaria, la terzana benigna e la quartana. Marchiafava e Celli confrontarono i risultati di Golgi con i propri e giunsero alla conclusione che doveva esistere un terzo tipo di infezione malarica, che ha una maggiore incidenza proprio a Roma e soprattutto nell'Agro pontino, in estate e in autunno: la terzana maligna o febbre estivo-autunnale.
Successivamente Marchiafava e Celli scoprono il meningococco, l’agente della meningite batterica. Marchiafava è poi il primo a descrivere l’istopatologia dell’arterite cerebrale sifilitica. Nel 1903 inizia una ricerca grazie alla quale dimostra come, nel cervello degli alcolisti cronici, esistono fenomeni degenerativi che causano una particolare forma di demenza, chiamata "malattia di Marchiafava" o anche “malattia di Marchiafava-Bignami".
Il 24 novembre 1913 è nominato Senatore del Regno. È membro dell’Accademia dei Lincei, di cui diventa anche vicepresidente.
Vero lutto per la scienza italiana, oltre che per il Senato, [è stata la perdita di] Ettore Marchiafava, il principe dell'anatomia patologica italiana, il medico sapientissimo, il rinnovatore delle ricerche e delle dottrine sulla malaria. […] Sommo clinico, Ettore Marchiafava era altresì un mirabile umanista: sino al giorno della sua morte, che fu la morte di un santo, egli alternò alla lettura del Vangelo quella di Dante e di Orazio. Il peso dell'età veneranda aveva affievolito in lui la fibra fisica, lasciando intatte le fresche virtù della mente. Sono dell'ultimissimo tempo della sua vita due ampi saggi oraziani, nei quali la sorprendente padronanza filologica, stilistica e storica del tema è eguagliata soltanto dall'arguzia penetrante delle osservazioni psicologiche e morali. La raccolta delle pagine letterarie di Ettore Marchiafava potrà documentare agli italiani uno scrittore non inferiore allo scienziato [...] (Luigi Federzoni, Presidente del Senato)