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Obama e Medvedev: facciamo tornare indietro le lancette dell'orologio atomico

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I presidenti russo e americano, Medvedev e Obama, nel loro incontro a Mosca dal 6 all'8 luglio faranno il punto sullo stato dei negoziati per un nuovo trattato di decise riduzioni delle armi nucleari offensive dei due paesi, come concordato nel loro incontro di Londra del 1 aprile scorso.

A tal fine si sono svolti negli scorsi mesi tre incontri delle delegazioni russa e americana; l'ultimo a Ginevra (22 al 24 giugno) puntava a definire il quadro di riferimento e la struttura del trattato, in modo da poterlo finalizzare entro ottobre; non sono stati resi noti i risultati, ma le delegazioni si sono dichiarate soddisfatte.

Sarà comunque difficile che si possa giungere alla ratifica definitiva da parte del Senato USA e della Duma prima della scadenza (5 dicembre) dell'attuale Strategic Arms Reduction Treaty (START), che regola dal 1994 il processo di riduzione dell'armamento nucleare delle due potenze.Per evitare un pericoloso vuoto pattizio, e soprattutto la sospensione del sistema di controllo e verifiche START, i due paesi sono pronti a individuare dei provvedimenti tecnici che permettano un passaggio senza soluzione di continuità fra i due regimi.

L'efficacia dello START si può cogliere confrontando gli armamenti strategici dei due paesi alla fine del 1994 e oggi: allora gli USA e la Russia avevano vettori operativi in grado di lanciare rispettivamente 7770 e 8527 testate nucleari (dati SIPRI). Secondo le dichiarazioni previste dallo START, ad aprile 2009 gli USA dispongono di 550 missili balistici intercontinentali terrestri (ICBM)  e 432 marini (SLBM) su 14 sommergibili e 216 bombardieri, per un totale di 5576 testate nucleari, mentre la Russia possiede 469 ICBM, 268 SLBM su 8 sommergibili e 79 bombardieri per un totale di 3909 testate nucleari.

Fra Russia e USA è anche in vigore il Treaty on Strategic Offensive Reductions (SORT), firmato nel 2002, che prevede che al 31 dicembre 2012 ciascun paese non dispieghi più di 2200 testate strategiche, senza ulteriori precisazioni; non si richiede la distruzione delle armi ritirate, e, a differenza dello START, non sono previste specifiche forme di controllo, né è definito un percorso per le necessarie riduzioni.

In pratica non tutte le forze denunciate il primo aprile sono operative e molti missili e aerei sono armati di meno testate di quanto previsto: si stima che le testate strategiche americane siano 2200 (e altrettante in riserva) e quelle russe fra 2000 e 3000, con altre 8000 di riserva o in fase di smantellamento. A queste forze strategiche vanno aggiunte le forze nucleari tattiche, circa 2000 bombe russe e molte centinaia americane (stime dell'Arms Control Association).

Queste forze sono chiaramente ingiustificate nella realtà geo-politica attuale: nelle due potenze alimentano reciproca diffidenza e giustificano preparazioni militari di reazione al peggio, col pericolo di lanci accidentali o non autorizzati, mentre non svolgono alcun ruolo pratico contro avversari non-nucleari o terroristi. Pertanto significative riduzioni, a livelli molto inferiori di quanto previsto dal SORT, non solo sono ragionevoli, ma possono contribuire alla sicurezza dei due paesi e di tutto il mondo. A questo mira appunto il nuovo accordo, secondo le dichiarazioni dei presidenti di USA e Russia.

Vari fattori e difficoltà fanno prevedere che il nuovo trattato non potrà essere esaustivo, ma costituire un primo passo di un processo negoziale che affronterà via via i problemi rimasti inevasi: il ridotto tempo a disposizione, le asimmetrie fra gli attuali processi di riduzione delle armi, la necessaria revisione delle strategie globali, il problema dei missili strategici con testate convenzionali, la relazione fra armi offensive e sistemi difensivi e le armi nucleari non strategiche.

Le nuove prospettive sono comunque incoraggianti e possono far sperare anche che la prossima conferenza di revisione del trattato di non proliferazione possa risultare positiva e fruttuosa, ribaltando i negativi risultati della conferenza del 2005. 

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