fbpx Il Consiglio europeo della ricerca supera la prova | Science in the net

Il Consiglio europeo della ricerca supera la prova

Tempo di lettura: 4 mins

A due anni e poco più dalla sua nascita, e dopo aver portato a termine due campagne di finanziamento (la Starting Independent Researcher Grant per giovani ricercatori e la Advanced Investigators Grant per tutti), l'European Research Council (ERC) è stato sottoposto, a sua volta, a valutazione.

Lo scorso 11 marzo la Commissione europea ha nominato, infatti, un Review Panel, un gruppo di sei esperti indipendenti (tra cui l'italiana Fiorella Kostoris Padoa Schioppa), che in meno di cinque mesi ha studiato e valutato le strutture e i meccanismi di funzionamento del neonato ERC.

Il Consiglio europeo della ricerca - l'ERC appunto - è nato il 2 febbraio 2007 con uno scopo ben preciso: finanziare i progetti di ricerca curiosity-driven proposti da ricercatori europei (ma non solo) premiandoli unicamente sulla base della loro eccellenza. Come succede negli Stati Uniti con la National Science Foundation (NSF).

Due gli elementi di novità connessi alla nascita dell'ERC. Il primo è che l'Unione Europea si è data finalmente un'agenzia che finanzia la ricerca di base o comunque la ricerca mossa solo dalla curiosità: pensata e portata avanti, dunque, senza alcun fine immediato di applicazione pratica. Non era mai successo. Finora l'Europa, anche con i suoi pluriennali Programmi quadro giunti alla settima edizione, aveva finanziato la ricerca applicata. Lasciando alla sensibilità dei singoli paesi membri il compito di finanziare la ricerca di base o, comunque, la ricerca che non ha per obiettivo un fine applicativo immediato.

Il secondo elemento di novità è la completa autonomia dell'ERC. Il Consiglio è gestito dalla comunità scientifica in maniera completamente autonoma. In questo senso l'ERC supera persino la  National Science Foundation: sebbene la NSF goda di amplissima autonomia, il suo direttore è pur sempre nominato dal Presidente degli Stati Uniti.

È per entrambe queste ragioni che la nascita dell'ERC è stata salutata con favore, anzi con entusiasmo, dalla comunità scientifica europea e non solo europea. Un entusiasmo che non si è attenuato, dopo che l'ERC ha portato a termine lo Starting Independent Researcher Grant nel 2007 e la Advanced Investigators Grant ne 2008 e aver così finanziato circa 900 progetti di ricerca per complessivi 1,5 miliardi di euro. La comunità scientifica ha "sentito" che il sistema di finanziamento funziona: perché fondato solo e unicamente sulla valutazione, indipendente ed esperta, del merito.

Lo scorso marzo, dunque, il Review Panel è stato chiamato a fornire un giudizio esperto sulla solidità della struttura dell'ERC e sulla fluidità dei suoi meccanismi. Giocoforza ne è sortita anche una valutazione esperta sull'operato del Consiglio nei suoi primi due anni di vita. Lo scorso 23 luglio il Review Panel ha espresso questo giudizio rendendo pubblico il rapporto Towards a world class Frontier Research Organisation.

Si tratta di un giudizio positivo. La Commissione ha garantito effettivamente l'autonomia dell'ERC. E l'ERC ha utilizzato bene questa autonomia. Alle sue chiamate per i progetti i ricercatori europei hanno risposto in massa. I progetti sono stati valutati con un meccanismo serio di peer review. I fondi sono stati assegnati solo e unicamente sulla base della valutazione di merito.

Tutto bene, dunque? Non proprio. Sebbene l'ERC proprio lo scorso 15 luglio abbia raggiunto un'autonomia anche amministrativa (autonomia della ERC Executive Agency), c'è un'evidente frizione tra gli scienziati e i burocrati dell'Unione Europea. La frizione si manifesta sia nella prassi - gli scienziati tendono a premiare il merito in maniera rapida e senza tanti formalismi; i burocrati tendono a premiare la correttezza formale - sia nella più astratta definizione giuridica di chi ha titolo per fare cosa. Insomma, a Bruxelles molti fanno resistenza all'idea che un buon scienziato si trasformi in manager della ricerca. Loro preferirebbero che i manager fossero tali per formazione. Ma la storia dimostra che in genere un manager che non sia uno scienziato non gestisce bene la ricerca. Mentre è molto più probabile che uno scienziato competente, pur non avendo curriculum da manager, gestisca bene l'organizzazione della ricerca.

Su questo molti concordano: il mondo scientifico, il Review Panel e anche molti politici. Il braccio di ferro tra burocrazia e comunità scientifica deve terminare. E la partita deve volgere a favore della comunità scientifica, se l'Europa non vuole uccidere nella culla quel promettente fanciulletto che è appena nato ma che già dimostra  ottime doti.

Articoli correlati

Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

Responsibility for the damages caused by climate change and attribution science

Disputes and legal actions concerning climate change are on the rise, as are those aimed at obtaining compensation for damages caused by specific atmospheric events from parties believed to be responsible. This is a result of the findings of attribution science, a discipline aimed at clarifying the causal relationship between the occurrence of extreme weather events and climate change.

Image credits: Markus Spiske on Unsplash

In an article from ten years ago, addressing the issue of climate litigations, the legal disputes concerning climate change, the author noted that most of them were brought against governments to introduce limits or controls on greenhouse gas emitting activities or against companies involved in their production (especially oil multinationals) to comply with existing regulations.